Oggi Angelo Moretto, nato a Possagmo il 13 luglio 1922, taglia il traguardo dei 100 anni di vita e di orgogliosa appartenenza al corpo degli Alpini, legame indissolubile anche se sono trascorsi ottant’anni da quando fu arruolato nel 7° Alpini Battaglioni Cadore e Belluno.
Il tondo genetliaco sarà celebrato nel pomeriggio con una grande festa organizzata nella Casa delle Associazioni di Possagno, a cui sono stati invitati il sindaco Valerio Favero e tre presidenti dell’Associazione nazionale Alpini: ci saranno il “presidentissimo” nazionale, l’ingegnere Sebastiano Favero anch’egli “posagnòt” per nascita e residenza, Giuseppe Rugolo a capo della sezione Monte Grappa di Bassano del Grappa, che si onora di avere tra i suoi soci la penna nera centenaria, e Marco Piovesan presidente della sezione di Ana di Treviso, sotto cui ricade il gruppo di Fietta del Grappa, che ha come capogruppo Marco Pupetti, nipote del “vecio” Angelo.
È Marco a raccontare le vicissitudini del nonno, sottolineando che, per una serie di circostanze favorevoli, non partecipò alla tragica campagna in Russia dell’8° Armata Italiana, nome in codice Armir (Armata italiana in Russia), inviata accanto all’alleata Germania nazista che aveva sferrato, nel 1941, l’operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Come si sa, la tragedia dell’Armir ebbe il suo apice nella battaglia dei corpi alpini contro le potentissime forze sovietiche.
“Mio nonno Angelo fu arruolato nel corpo degli alpini nel gennaio del 1942, iniziò il servizio militare alla caserma Salsa di Belluno. Tra il luglio e l’agosto dello stesso anno gli comunicarono che avrebbe dovuto partire per il fronte russo, ma così poi non fu”, ricorda Marco Puppetti, che ha raccolto le memorie militari del “vecio” Moretto, “Dopo qualche giorno gli dissero che, invece, sarebbe stato inviato in Francia.
Ed è stata, questa, si può dire una grande fortuna, visto che dopo poco tempo cominciarono ad arrivare in caserma gli annunci di alpini italiani caduti in Russia”. Il capitano di Angelo Moretto all’epoca era Francesco Cattai, che per più mandati, in seguito, fu presidente della sezione Ana di Treviso.
Entrambi erano destinati a combattere sul fronte russo. Poi destino volle che fosseri inviati in Francia. “Qui mio nonno fu mandato a scavare trincee e poi fu dirottato verso le spiagge, dove si temeva che potessero sbarcare gli angloamericani. Quando l’8 settembre 1943 ci fu l’armistizio, attese ancora una decina di giorni per decidere cosa fare. Alla fine il capitano disse che dovevano tornare in Italia, si tolsero la divisa e tre militari originari di Possagno, tra cui nonno Angelo, fecero ritorno a piedi dalla Francia, trovando l’ospitalità di famiglie che gli diedero da mangiare e un posto in cui dormire“.
Prosegue Puppetti: “Arrivarono alla stazione di Milano, dove incontrarono dei soldati tedeschi. Pensavano che la loro fuga fosse finita, ma poi li lasciarono andare dopo avergli portato via quel poco che avevano. Quando sono arrivati a casa a Possagno, mio nonno credette di essere finalmente libero e fuori pericolo. Invece, dovette continuare a restare nascosto per qualche tempo, così da evitare di farsi prendere dai tedeschi che perlustravano il paese”.
Finita la guerra nell’aprile del 1945, per Angelo Moretto venne il tempo di formare una famiglia e di proseguire la tradizione familiare di coltivare la terra, come già prima di lui fecero suo padre e il nonno.
Al lavoro in campagna in seguito affiancò l’impiego alle fornaci di Possagno per la produzione dei laterizi, e fu incaricato anche di seguire la tenuta agricola dell’azienda fino al 1982, anno in cui Moretto potè andare in pensione. Dall’unione con Caterina Zanesco, sposata nel 1947, sono nati cinque figli: le gemelle Bruna e Bianca, Claudio, Vittorio e Marilena.
Discendenza assicurata da una schiera di nipoti e pronipoti, tra cui il “bocia” figlio di Marco Pupetti nato del 2020 e battezzato con il nome del bisnonno. Rimasto vedovo 24 anni fa, Angelo vive in buona salute sorretto da una memoria ancora lucida, attorniato dall’affetto di due grandi famiglie, quella di origine e quella dell’Ana, che oggi lo festeggiano insieme.
Il centenario dell’alpino Moretto (l’uomo più anziano del paese) coincide con un altro importante anniversario del più celebre “figlio” di Possagno: il bicentenario della morte di Antonio Canova, sommo artista e scultore, avvenuta il 13 ottobre 1822.
“Mio nonno racconta che, quando era bambino, sua mamma gli ricordava spesso che lui era nato nell’anno del centenario della morte di Canova”, dice il nipote, che ha fatto la naja alpina nel 2001 arruolato nel Battaglione Logistico Julia.
In qualche modo, il “vecio” alpino e il maestro del Neoclassicisimo sono legati anche dalla vicinanza delle dimore dove vennero alla luce, poichè la famiglia Moretto negli anni Venti del secolo scorso abitava nella piazza di Possagno, e il loro cortile si affacciava proprio sulla casa natale di Antonio Canova, oggi divenuta museo.
(Foto: per concessione della famiglia).
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