Il “colpevole” della censura, applicata anche ad altre opere in Italia, è un algoritmo di Meta Platforms che non consente alcune forme di nudità, sia pure fatte in gesso: il caricamento di un’immagine promozionale della “Paolina Borghese” e della statua di “Teseo e il Minotauro” di Antonio Canova, pubblicate su Instagram dal Museo Gypsotheca Canova di Possagno, hanno riportato il seguente messaggio d’errore: “Impossibile procedere con la modifica”.
Un problema non nuovo, che lo staff della gipsoteca di Possagno aveva già riscontrato in passato, anche su Facebook, e contro il quale si era mossa con severità, muovendosi anche per vie legali.
“Problemi di ordinaria censura. Ancora” commenta la social manager del museo, postando ai propri follower la fotografia in questione, al netto della parte interessata dal pudore dei server di Instagram.
Sulla bacheca, tra modelle e modelli in pose provocanti e senza veli, tra meme e altre immagini che utilizzano combinazioni di immagini e simboli per superare il controllo linguistico e utilizzare parolacce, compare quest’immagine della promessa sposa di Camillo Borghese, con un grande tondo rosso a coprirle i fianchi.
Anche il sindaco di Treviso Mario Conte si è espresso con un commento su Facebook che vuole ironizzare sulla censura: “Questo inconveniente social del Museo Canova con tanto di censura per contenuti “osè” mi ha fatto sorridere ma è anche la prova che il Canova, con la sua arte, ci sapeva fare. Eccome!”.
Secondo il sito specializzato AgendaDigitale.eu, la censura per le piattaforme Meta funzionerebbe attraverso tecnologie di machine learning, ovvero sistemi capaci di apprendere in autonomia la distinzione tra contenuti opportuni e non.
Nei casi in cui gli automatismi non riescano a decidere, le immagini verrebbero invece inoltrate a moderatori umani.
Il museo ha già provveduto a segnalare l’inconveniente agli sportelli di Meta (anch’essi, molto probabilmente, automatizzati) e, in attesa che venga risolto, ha provveduto a creare claim e nuovi contenuti.
C’è da dire, però, che c’è chi potrebbe trovare questa faccenda persino rassicurante, individuando nella stima dell’arte il limite odierno della tecnologia.
(Foto: Instagram).
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