Respinta la richiesta degli avvocati di Comune e Pro Loco: non ci sarà una nuova perizia sulla tragedia del Molinetto della Croda.
A deciderlo il giudice Carlotta Brusegnan, davanti alla quale si sta celebrando la causa civile intentata dai familiari di Luciano Stella, assistiti dall’avvocato Luciano Gazzola, il gommista di Pieve di Soligo che ha perso la vita insieme a Maurizio Lot, Fabrizio Bortolin e Giannino Breda nel tendone della Festa dei Omi, trascinata dalle acque del fiume Lierza in piena la sera del 2 agosto 2014.
Chiamati a pagare un risarcimento da 2,5 milioni di euro ci sono il comune di Refrontolo e la Pro Loco, i cui legali avevano chiesto al tribunale di disporre una nuova consulenza contestando quella già eseguita dal perito Lanfranco Tesser: “Per il metodo scientifico sbagliato, l’inaccurata descrizione del fenomeno atmosferico e errate conclusioni”.
Conclusioni nelle quali il perito individua la responsabilità di quanto accaduto quella notte: “Una condotta prudente, perita e diligente da parte del comune e della Pro Loco avrebbero potuto ridurre le conseguenze dell’evento”.
Il lavoro del perito ha portato a un risultato diametralmente opposto a quello a cui era giunto quello nominato in sede penale dal gup Angelo Mascolo, che alla fine del processo aveva assolto gli architetti Annalisa Romitelli, Leopoldo Saccon e il geologo Celeste Granziera autori del Pat, accusati di omicidio colposo e disastro colposo, e Valter Scapol presidente della Pro Loco.
Secondo Mascolo la responsabilità dell’accaduto sarebbe delle vittime: “Perché sono stati imprudenti durante un evento meteorologico eccezionale che non era prevedibile”.
Il processo penale è in fase di appello e i giudici veneziani hanno rinnovato l’istruttoria proprio per risentire il perito.
Ma intanto in sede civile, la perizia confermata stabilisce che quello del 2 agosto 2014 non fu un evento eccezionale e che i quattro amici che hanno perso la vita non hanno colpe, perché a provocare la tragedia è stata la scelta di posizionare in quel luogo il tendone.
L’area infatti, sottolinea Tesser: “Risulta tra i tre siti storicamente esondabili di Refrontolo come riportato nel Pat” nel quale però l’area non era stata inserita come a rischio.
E vista questa situazione: “Comune e Pro Loco avrebbero dovuto valutare le conseguenze”. Come? Non consentendo lo svolgimento di feste “in presenza di eventi metereologici intensi” e predisponendo un’adeguata cartellonistica che lo vietasse.
Prescrizioni che avrebbe dovuto seguire anche la Pro Loco. Tesser conclude: “Il rischio idraulico non era stato valutato secondo gli standard di prudenza, diligenza e perizia. Il piano era approssimativo e poco approfondito. E nonostante l’area fosse tra i tre siti a rischio esondazione del territorio, il Comune non fece nulla per tenere alta l’attenzione”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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