Da 174 anni i Grava di Revine si ritrovano da ogni dove a perpetuare una tradizione ormai secolare, dal 1845

“Un vecchio adagio recita “piuttosto che perdere una tradizione, è meglio bruciare un paese”. Questo antico detto popolare, è si una forzatura lessicale sul versante del paradosso, ma esprime al meglio l’attaccamento di una comunità alle proprie tradizioni. E’ il caso dei “Grava” un cognome molto diffuso a Revine Lago e dintorni con una serie infinita di soprannomi. I Grava sono gli artefici di una tradizione che si perpetua da ben 174 anni.

Era il lontano 1845 quando andò fuoco l’allora famoso forno della famiglia Grava. Grazie a Dio e alla solerzia degli uomini il fuoco fu subito domato e nessuno si fece male. Da allora ogni anno, si celebra a ricordo una messa e da alcuni decenni dopo la funzione religiosa i Grava si trovano amabilmente a conversare con i piedi sotto la tavola.

Negli anni ’70 dello scorso secolo si è deciso di fissare una data per favorire l’incontro e la scelta è caduta sull’ultima domenica di carnevale. Come per magia nel borgo si materializzano Grava da ogni dove. L’edizione 2019 ha visto prevalere le presenze dei “Grava locali” in attesa del 2020 quando per la 175esima ricorrenza sono attesi Grava dall’America, dalla Francia, dal Belgio, dal Triveneto, oltre naturalmente ai sempre presenti Grava da Revine Lago.

Anima della festa Giuseppe Grava, l’artista  (nella foto) che “conia” i famosi medaglioni a ricordo. Il pranzo naturalmente e rigorosamente al ristorante “Ai Cadelach” di un altro Grava, Sergio “Fusel”. Per entrare in questa tradizione e per non lasciarsi scappare l’occasione, QDP ha fatto per un giorno “il Grava” andando al 174esimo ritrovo, a lezione di amicizia e solidarietà.

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(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
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