Il pesce siluro ancora c’è nel lago di Santa Maria, nel Comune di Revine Lago, e a confermarlo è stato l’esito di una battuta di pesca fatta nella notte di Ferragosto: tre pescatori residenti nel coneglianese, con regolare licenza, hanno infatti pescato un piccolo della famiglia dei siluri, di lunghezza compresa tra i 50 e i 60 centimetri.
Si tratta di Abu Billal, Ahamed Shahin e Ahmed Riaz i quali si trovavano poco lontano dal camping Riva d’oro, impegnati nell’attività di pesca come già era avvenuto altre volte: della carne di pollo era stata utilizzata come esca, quando è stato pescato il siluro.
Gli stessi hanno dichiarato che, a giudicare da quanto tirava la canna da pesca, non è da escludere che altri esemplari si trovino nelle acque del lago.
Un esemplare che i pescatori hanno poi portato a casa, essendoci il divieto di reimmissione dei siluri nel lago, per poi avvisare il sindaco Massimo Magagnin dell’accaduto.
“A questo punto è evidente che nel lago i siluri ci siano ancora e continuino a riprodursi – è stato il commento di Magagnin – ma speravo che non fosse così in quanto l’anno scorso, dopo la metà di ottobre, si era tenuta una battuta di pesca per catturare proprio i siluri, perché si nutrono di tutti gli altri pesci“.
La battuta di pesca a cui il primo cittadino di Revine Lago ha fatto riferimento è quella che ha visto coinvolta la Regione Veneto con la Provincia di Treviso, assieme agli associati della Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas) nell’ottobre 2019: in un primo momento le reti erano state calate nel bacino per procedere alla mappatura della fauna ittica, per poi passare a una vera e propria battuta di pesca straordinaria, per eliminare il pesce siluro, colpevole di mettere a repentaglio l’ecosistema lacustre.
Tutto ciò era avvenuto in seguito alla pesca dei primi esemplari di siluro nell’agosto 2019 a cui era seguito, lo scorso settembre, il divieto congiunto tra i Comuni di Tarzo e di Revine Lago, firmato dai rispettivi sindaci Vincenzo Sacchet e Massimo Magagnin, di immissione di questo pesce nelle acque dei laghi e della sua reimmissione, come in questo caso, in seguito all’attività di pesca.
Un divieto che comporta una sanzione pecuniaria salata, compresa tra i 1.500 e i 6 mila euro, e segnalato in una serie di cartelli affissi lungo il percorso naturalistico sulle sponde dei laghi.
Alla luce di quanto avvenuto, pertanto, la questione riguardante i siluri sembra tutt’altro che chiusa.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata – Abu Billal, Ahamed Shahin e Ahmed Riaz).
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