Proseguono a ritmo serrato le indagini della Procura della Repubblica di Treviso sulla morte della piccola Mariia Markovetska, la bambina ucraina di quasi 8 anni morta mercoledì scorso nelle acque di Santa Maria a Revine Lago (qui la cronaca).
Dopo l’apertura del fascicolo – di cui è titolare il pubblico ministero trevigiano Valeria Peruzzo – con le ipotesi di reato di omicidio colposo e omessa vigilanza a carico di ignoti, nel fine settimana è emerso che ci sarebbero cinque persone iscritte nel registro degli indagati: si tratterebbe di animatori e organizzatori del Grest del Collegio San Giuseppe, la storica struttura religiosa di Ceneda che quel giorno aveva organizzato l’uscita al lago revinese.
L’iscrizione nell’apposito registro ha l’obiettivo, tra gli altri, di consentire agli indagati di partecipare, anche nominando consulenti di parte, alle operazioni peritali. Una di queste è in programma domani martedì all’obitorio dell’ospedale civile di Vittorio Veneto, dove l’anatomopatologo Antonello Cirnelli eseguirà l’autopsia sul corpo della piccola Mariia.
Il primo esame esterno, svolto sempre nell’obitorio vittoriese il giorno successivo alla tragedia, avrebbe fatto propendere per un malore improvviso come causa del decesso (qui l’articolo). Resterebbe tuttavia in piedi anche l’ipotesi dell’annegamento, e l’esame di domani servirà proprio a cercare di fugare ogni dubbio.
Le indagini, affidate ai Carabinieri della Compagnia di Vittorio Veneto, puntano anche a fare piena luce sulle decine di minuti che sarebbero trascorsi tra la scomparsa di Mariia e il suo ritrovamento da parte di una coppia di turisti stranieri, a cui seguì il tentativo, purtroppo vano, del vigile del fuoco fuori servizio Giacomo Chiaramonte di rianimare la bambina, che è stata ricordata sabato alla chiesa dell’Istituto Missioni Consolata di Vittorio Veneto (qui l’articolo).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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