Una tradizione che risale all’antico popolo dei Celti quella che vede nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio, in molti paesi del Veneto, bruciare la befana. Un rito propiziatorio “pre-cristiano”, recepito e adattato alla tradizione cristiana. In particolare la figura della befana è collegata alle tradizioni agrarie pagane e rappresenta l’anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per “rinascere” come anno nuovo.
Le 21 Pro Loco aderenti al consorzio del Quartier del Piave, alle 20 in punto di domani sera, sabato 5 gennaio, accenderanno il loro falò. Quest’anno la cerimonia di benedizione del fuoco avrà luogo alle 18, nel sagrado della chiesa di San Matteo Apostolo a Revine. Da lì i tedofori delle Pro Loco, porteranno la fiaccola con il fuoco ad accendere tutti gli altri falò.
In tutta la Vallata, da Vittorio Veneto a Valdobbiadene da giorni i preparativi fervono, con le cataste di legname e ramaglie preparate di volontari che crescono di giorno in giorno. Oltre alla tradizione pagana e ai riti legati all’agricoltura, con tanto di auspici a seconda di dove si dirige il fumo dei falò, nel corso dei secoli il “panevin” assunse connotazioni cristiane divenendo l’epifania che nella liturgia cristiana significa “la manifestazione di Gesù agli uomini come Messia”.
Nella tradizione popolare cristiana, il giorno dell’Epifania ricorda i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino e che, secondo la leggenda, persi nella campagna veneta, trovarono la strada di Betlemme grazie proprio ai falò. Sempre secondo leggenda, al ritorno dalla Terrasanta, non vedendo nessuna luce nella campagna, si persero nuovamente nella pianura Padana andando a morire nel milanese. L’aspetto religioso della festa verrà ricordato domani alle 16.30 sempre nel sagrado della chiesa di San Matteo Apostolo a Revine, con la 83esima rappresentazione del “Presepio vivente”.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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