Alla Stesi Srl trenta giovani programmano il futuro della supply chain. Il CEO Stefano Cudicio: “I più grandi teoremi sono stati risolti prima dei trent’anni”

Dal settimo piano del “grattacielo” di via Villa Liccer, dove lavorano una trentina di giovani programmatori e tecnici digitali, la prospettiva sul futuro delle supply chain appare terso: alla Stesi Srl, primo inquilino del grande edificio verticale (ma presto avranno compagnia), si punta a un futuro in cui le aziende abbiano la possibilità di utilizzare soluzioni digitali non soltanto per un risparmio economico, ma per incrementare la qualità generale del proprio servizio attraverso la velocizzazione dei flussi logistici.

Questo obiettivo, sia per la definizione stessa del verbo “ottimizzare”, sia per la filosofia che questa realtà ha sposato, coincide in modo evidente con gli obiettivi di sostenibilità che l’economia europea ha posto a se stessa da qui al 2030.

La Stesi, che dialoga già con decine di clienti in tutti i settori, ha preso un posto tra i primi del segmento in Italia ed è rimasta l’unica realtà ancora indipendente (le altre sono stata acquisite da corporazioni più grandi).

Anche in questo settore, però, si rileva in modo importante una costante carenza di personale: questo uno dei temi di cui abbiamo parlato con il CEO Stefano Cudicio, che oltre a guidare il team Stesi, tiene un corso di laurea in economia aziendale per l’Università di Udine, nella sede di Pordenone.

I suoi dipendenti sono quasi in totalità giovani e giovanissimi, impegnati in un mestiere relativamente nuovo che trova soluzioni digitali a problemi “analogici”: cosa significa questo per l’azienda?

Questo è un lavoro per giovani: i più grandi teoremi sono stati risolti prima dei trent’anni. Quando parlo di questo argomento mi piace portare l’esempio del recupero della Costa Concordia: posizionare dei gonfiabili sotto la parte sommersa, quindi nuove leve, per far riemergere quelle che sono le risorse interne e poi continuare a farli crescere a livello tecnico e professionale.

Questo studio è uno spazio pensato per loro e stiamo facendo di tutto per cercare di trovare ancora giovani talenti: abbiamo avviato collaborazioni e tirocini con i dipartimenti universitari, con gli istituti tecnici del territorio, ma presto saremo costretti ad allargare il raggio di ricerca, abbiamo assunto una sociologa esperta di scienze sociali esclusivamente per fare recruiting.

Qual è la causa di questa carenza di personale giovane e cosa dovremmo fare secondo lei per risolverla?

Le dico già che una soluzione in tasca io non ce l’ho. È una problematica che dovrà venire affrontata con un lungo percorso, ci vorrà del tempo e creerà delle conseguenze potenzialmente gravi. Le cause sono concatenate tra loro: il nostro Paese ancora non dà al digitale lo stesso valore che danno invece gli altri paesi, questo crea un missmatch tra domanda e offerta.

Gli stipendi di uno sviluppatore digitale in Italia sono più bassi rispetto al resto del mondo e la maggioranza di questi talenti smettono di studiare presto, perché vengono immediatamente prelevati dalle aziende. Certo noi non siamo una onlus e il conto economico rimane la cosa più importante: da noi si lavora e si raggiungono i risultati, però non è la sola che conta, anche l’etica e la crescita di questi ragazzi lo è altrettanto.

Come vede il futuro del suo settore?

In questo periodo stiamo assistendo alla tempesta perfetta: il rincaro delle materie prime, l’inflazione, il calo dei consumi, i trasporti carissimi: è chiaro che per essere competitivi le catene di fornitura necessariamente si accorceranno e diventeranno sempre più complicate. Il nostro compito è quello di accompagnare le aziende nella riprogettazione dei loro sistemi di supply chain utilizzando le nostre soluzioni software che sono proprio funzionali questo obiettivo.

In Stesi, lavorate in un contesto che non è Roma, non è Milano: come fate a distinguervi e aprire un dialogo con le aziende più importanti a livello nazionale e internazionale?

Non siamo certo stati scelti per la dimensione: non siamo una big tech, anche se trenta persone in Italia compongono già una squadra importante. Il mercato ha riconosciuto il nostro prodotto come il migliore del segmento, ma sarei bugiardo se dicessi che negli ultimi oltre settanta impianti che abbiamo realizzato non siamo inciampati in qualche contrattempo. Eppure non abbiamo mai perso un cliente: questo perché al servizio clienti post vendita, al telefono, non risponde una voce automatica, ma il migliore dei nostri ingegneri, capace di risolvere il problema. Questo fa la differenza.

In termini di sostenibilità, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?

Il fatto di accorciare le catene di fornitura, eliminare trasporti inutili, ottimizzare le materie prime porta chiaramente dei benefici anche in termini ambientali. Se si parla di logistica, il nostro territorio è disseminato di capannoni vuoti o pieni di merce inutilizzabile. Questo è frutto di errate valutazioni e una mancata pianificazione delle risorse tra spazio e mezzi, cosa che si poteva fare attraverso l’apporto tecnologico. Anche lo sviluppo verticale (e si noti la scelta verticale della sede) dei magazzini è una delle soluzioni che proponiamo ai nostri clienti.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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