Molto partecipato il primo incontro provinciale sull’attività di Controllo del vicinato organizzato ieri sera a San Fior: si è trattato di un appuntamento rivolto agli addetti ai lavori, tra referenti, rappresentanti dei Comuni coinvolti e delle amministrazioni interessate alla progettualità.
L’appuntamento era stato preceduto da un altro, organizzato a Povegliano nel 2019. Si trattava però di un incontro intercomunale, mentre quello di ieri sera ha coinvolto la provincia, con amministratori in presenza e collegati da remoto, per un totale di un centinaio di ospiti.
Un’iniziativa pensata per un confronto tra le parti, per coordinarsi e capire come proseguire in maniera compatta nell’erogare un servizio, il quale non è altro che uno strumento di prevenzione a ogni forma di (micro)criminalità.
Come emerso nel corso della serata, si stima che ben il 50% dei Comuni della provincia trevigiana abbiano aderito al progetto, condotto a vari livelli: ci sono zone in cui procede in maniera spedita, altre che hanno subito una battuta d’arresto (magari per il cambio di amministrazione) mentre altri Comuni si sono appena affacciati a tale iniziativa.
A livello nazionale sono 518 i Comuni che contano tale attività nel proprio territorio. Attività partita nel 2015 dall’esperienza del Comune di Povegliano, al tempo pioniere di un servizio del tutto nuovo e inedito.
“Dobbiamo riuscire a raccogliere le persone giuste, che non si girano dall’altra parte – ha affermato Giuseppe Maset, sindaco di San Fior -. Abbiamo l’assoluto bisogno di ricostruire sempre di più le relazioni umane. Spero che questo sia un passo ulteriore per lavorare insieme”.
All’incontro ha partecipato, in collegamento, anche Ferdinando Raffero, presidente nazionale dell’Associazione controllo del vicinato (Acdv), il quale ha tracciato un quadro della situazione e spiegato le attività dell’associazione stessa: “Attualmente siamo 518 Comuni italiani coinvolti nel progetto e lavoriamo animati da uno spirito di volontariato – ha affermato -. Un tempo andava molto meglio quando c’era un aiuto tra vicini. Ora si è creato il deserto urbano, con la chiusura di ognuno nel proprio fortino”.
“In questo scenario lavora l’associazione, impegnata nella promozione del concetto di sicurezza – ha proseguito – Sensibilizziamo anche sul tema delle truffe e siamo impegnati sul fronte della difesa della donna. C’è la massima attenzione a tutto ciò che riguarda l’ambito della sicurezza”.
A dare il “La” a questo scenario fu Povegliano, che nel 2015 si addentrò in questa attività al tempo poco esplorata, divenendo di fatto il primo Comune a metterla in atto. Il risultato di tale sperimentazione fu sorprendente: il territorio, in precedenza interessato da un numero significativo di furti, successivamente non ne registrò neppure uno per ben due anni.
“L’idea dell’attività è nata quando c’erano un sacco di furti e di tentati furti: non sapevo che cosa fare – ha spiegato il primo cittadino di Povegliano, Rino Manzan -. All’epoca andavano molto di moda le ronde, ma era una modalità che non mi convinceva. Per questo ho tentato con il Controllo del vicinato”.
“Credo che i cittadini debbano essere protagonisti della società e tale attività ha una grande utilità in termini di sicurezza – ha proseguito -, poiché dà una tranquillità psicologica, portando serenità alla comunità. Mi piace che sotto al Controllo del vicinato ci sia un senso di fratellanza”.
Il gruppo di Comuni aderenti sta crescendo non solo nella provincia di Treviso, ma a livello nazionale, tanto che l’Acdv sta lavorando per iscriversi al terzo settore e figurare come associazione di promozione sociale. “In questo modo si costruiscono le basi per la promozione sociale – ha chiarito Livio Zago, referente provinciale dell’associazione assieme a Emiliano Guerra -. Non si tratta di un’organizzazione piramidale, né societaria. L’attività di controllo consente di conoscere il territorio e riduce l’anonimato tra vicini”.
“Ridurre l’opportunità dell’evento malavitoso”, la funzione del coordinatore dei vari gruppi, il rapporto con le Forze dell’Ordine, la comunicazione tra le varie aree comunali, la condivisione delle informazioni senza allarmismi, la modulistica necessaria: sono stati solamente alcuni degli aspetti approfonditi nel corso della serata.
“La sicurezza è il cuore del progetto”, “i canali ci sono e vanno usati quelli giusti” sono alcune delle frasi pronunciate che sintetizzano il contenuto della serata. Allo stesso tempo, è stato chiarito quanto i cittadini coinvolti nell’attività “vivano normalmente la propria vita, ma mantenendo alta la propria attenzione” a tutto ciò che li circonda, emergenze territoriali e ambientali comprese. Un’attività per la quale è bandito l’uso di Facebook, a cui viene preferito Whatsapp.
“Per noi è difficile essere dappertutto – ha affermato Stefania Cecchetto, comandante della Polizia locale di San Fior -. Il nostro gruppo è partito dalla volontà dell’amministrazione e aiuta nel gestire situazioni che, altrimenti, sarebbero difficili da trattare”.
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