“La Piera de Totoi”: una canzone per ricordare la storia perduta di Antonio Fanello

Il coro Pradevai

Ci sono storie destinate a rimanere nascoste nella memoria collettiva di una comunità. Storie dolorose, sepolte nella memoria storica di un territorio, delle quali non si parla apertamente.

L’esecuzione del brano “La Piera de Totoi”

Questo è il caso della vicenda che accompagna la figura di Antonio Fanello, 22enne di San Fior, assassinato nella notte del 23 febbraio 1873 da un muratore di 32 anni, che lo assalì in aperta campagna, per una presunta donna contesa.

Antonio Fanello proveniva da una famiglia in vista nella comunità, imparentata con il magistrato e senatore Isidoro Mel: il padre era segretario comunale a San Fior e la sorella lavorava come maestra.

Michele Corbanese racconta la storia di Antonio Fanello

Una storia tornata a galla grazie al coro Pradevai che ha voluto dedicare una canzone al giovane, per ricordarlo e per non dimenticare una vicenda che, per la sua tragicità, scosse un’intera comunità.

Tutto nacque durante una cena del coro, durante la quale emerse il tema dei personaggi del passato di San Fior e, in quell’occasione, venne così citata la vicenda legata alla “Piera de Totoi” (la lapide di Totoi, così come era soprannominato il 22enne).

Il maestro Vanni Mazzer spiega il brano da lui composto

Da lì iniziarono le ricerche per saperne di più su quei fatti e, di conseguenza, vennero interrogati gli anziani del paese: grazie a Gilberto Zambon, furono recuperate le testimonianze di Maria Corte, di Lionella Zambon e di Luigino Zanette.

La signora Maria raccontò che da bimba (negli anni Trenta del Novecento) un giorno scoprì una lapide sbiadita, mentre andava a controllare le pecore che pascolavano. Interrogato il padre su cosa fosse quella lapide, l’uomo rispose alla bambina di non dare peso a quella “piera”: segno di quanto non si parlasse molto volentieri di quel tragico fatto.

Intervista al presidente del coro Pradevai Luigi Tonetto

Lionella, invece, ricordò che da giovane, negli anni Settanta, la nonna la mandava a portare dei fiori e a ripassare con la vernice le parole scritte sulla lapide, in occasione della Festa dei Morti, per mantenerne vivo il ricordo.

Una lapide affinché “l’universale compianto per la vittima e la esecrazione pei colpevoli perpetuamente ricordi”, come si legge.

Luigino Zanette riferì i racconti del nonno su questo delitto passionale. Da lì, quindi, nacque l’idea di musicare i fatti, all’interno del brano “La Piera de Totoi”.

La presentazione del brano

Il brano è stato presentato lo scorso venerdì 12 luglio, nella chiesa parrocchiale di San Fior di Sotto.

L’esecuzione del brano e tutta la storia di contorno sono stati preceduti dalla presentazione dei volumi “Faìs” e “Mèrica” dello scrittore Alessandro Nardo, pubblicati da Piazza Editore.

Il brano “La Piera de Totoi” è stato composto dal maestro Vanni Mazzer, il quale dirige il coro Pradevai, realtà presieduta da Luigi Tonetto.

Chiesa gremita per l’iniziativa

L’incontro ha visto la chiesa gremita di pubblico, tra cui erano presenti il sindaco di San Fior Gastone Martorel, il presidente di Asac (Associazione per lo sviluppo delle attività corali) Alessandro Raschi e il magistrato Antonio Fojadelli.

Non sono mancati il poeta Massimo Neri, che ha dedicato la poesia “Totoi” alla vicenda di Antonio Fanello (“nata dalla sensazione che mi ha evocato questa storia”, ha spiegato) e il maestro Lorenzo Romano, compositore che ha commentato il brano da un punto di vista musicale.

Michele Corbanese, presentatore del coro stesso, ha ripercorso le tappe che hanno portato alla creazione del brano, evidenziando che “c’è chi sapeva e non voleva raccontare, perché bisognava lasciar correre”.

Corbanese ha quindi raccontato che, grazie all’archivio del Giornale di Padova, è stato rinvenuto un articolo del 1873, nel quale si parlava del ritrovamento di Fanello, il cui corpo presentava ben 17 ferite. Per il fatto vennero arrestate quattro persone, di cui una condannata ai lavori forzati, come si legge nella sentenza rinvenuta.

Il ritrovamento del corpo da parte dei parenti fu possibile grazie alla cagnetta di Fanello, che era solita seguire il giovane: l’animale tornò indietro abbaiando, svegliando i parenti del 22enne. La comunità rimase sconvolta dal fatto: prima non era mai accaduto nulla del genere.

Il processo venne celebrato 18 mesi dopo il fatto.

“Chi non ha memoria è come non avesse passato – il commento di Fojadelli – La sentenza fu stringata, non venne detto il movente e all’epoca c’era una giuria all’americana: erano altri tempi”.

“Il brano vede una sceneggiatura con dei personaggi: una forma a rondò con un ritornello che torna per tre volte, una vera invocazione alla pietra – le parole del maestro Romano – La canzone presenta inoltre un dialogo tra il coro e le testimonianze storiche del fatto”.

Un brano frutto di un lavoro che potrebbe in futuro veder aprirsi un nuovo capitolo.

(Autore: Arianna Ceschin).
(Foto e video: a cura di Arianna Ceschin)
(Articolo, foto e video di proprietà di: Dplay Srl riproduzione riservata)
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