Assistere a un funerale non è mai semplice, perché si è costretti a dover salutare una persona cara o che si conosceva, ma stavolta è stato ancor più difficile per la famiglia e gli amici di Daniele Gnoffo, una giovane vita spezzata a soli 18 anni, a causa di una tragica fatalità durante quello che doveva essere un pomeriggio di festa.
Un funerale dove è stato difficile per tutti trovare le parole più adatte per portare conforto, in quella che è stata davvero una tragedia. Una cerimonia dove un’intera comunità si è riunita nella chiesa di Castello Roganzuolo.
Centinaia le persone presenti, c’è chi dice si arrivasse a 600 persone, mentre le auto in sosta, solo nel parcheggio retrostante la chiesa, gestito dalla Protezione civile, erano 150. Tanti i giovani accorsi, alcuni dei quali con il casco in mano, simbolo di quella passione che per Daniele si è rivelata fatale.

Una comunità che ha visto presente anche il vicesindaco Luigi Tonetto e l’assessore ai Lavori pubblici Diego Zanin, in rappresentanza del Comune di San Fior, mentre tantissima gente, che non è riuscita a entrare in chiesa, ha ascoltato la funzione all’esterno, grazie agli altoparlanti.
Intanto, all’interno del luogo di culto ha fatto il suo ingresso la bara bianca, con sopra posato un tappeto di rose bianche e blu, e numerose scritte di addio da parte degli amici di sempre in ogni angolo della bara stessa.
Ancorate le parole di don Domenico Valentino il quale, con estrema sincerità, ha fatto presente che in queste occasioni, e vista anche la gravità di tale perdita, non si possono utilizzare delle frasi di circostanza e non sarebbe neppure giusto farlo. “Quando veniamo apprezzati, per noi significa qualcosa – è stata la premessa del sacerdote – Ci sono cose che valgono, ma nessuno si accorge di loro e sono cose come l’amore e la bellezza”.
“Ho imparato che non tutti amano mettersi in mostra, per poi lasciare tracce di speranza – ha continuato – Tragedie come questa sono ingiuste, terribili, non dovrebbero mai accadere”.

“Daniele lascia un vuoto incolmabile, non solo per la sua famiglia – ha osservato – Tutta la comunità è nel dolore, io per primo. Non c’è un perché a questa tragedia e non è vero che Dio vuole i fiori più belli. Dio ci vuole belli e felici, qui”.
“Ora dobbiamo capire come essere di sostegno alla famiglia“, ha evidenziato. Intanto, durante la funzione la commozione era tanta e palpabile, a giudicare anche dalla voce spezzata di chi leggeva i passi del Vangelo in chiesa.
Poi la commozione è aumentata, in scala crescente, prima con la lettura delle parole degli amici: “È un dolore che strazia i nostri cuori – hanno detto – Abbiamo scritto una lettera per farti percepire che non sei solo e non lo sei mai stato”.
“Avevi sempre pronta una parola di conforto. Eri buono, sensibile, educato, leale. Ci hai insegnato a dare il giusto peso alle cose – hanno proseguito – La tua esistenza non perirà, finché vivrai nel ricordo“.
“Questo non è un addio, ma un arrivederci – hanno concluso – Ti porteremo sempre con noi”. Sono poi seguite le parole di un portavoce della famiglia, rivolte a tutti i giovani e coetanei di Daniele Gnoffo: “Vorrei far sapere a tutti i ragazzi che, una cosa del genere, oltre a portare via una giovane vita, distrugge la vita dei parenti che rimangono – ha detto – Divertirsi è un vostro diritto, ma un momento di disattenzione può trasformarsi in un dramma”.
“Usate la testa, perché un genitore non può e non deve sopravvivere ai figli: è contronatura – ha proseguito – Usate questa brutta esperienza e fatene tesoro. Ciao Daniele, fai buon viaggio”.
Infine, lo zio del giovane, affranto dalle lacrime, ha letto le parole del fratellino Nicholas: “Dani, da quando te ne sei andato non ho fatto che piangere – l’inizio della lettera – Ti penso ogni giorno. Ora mi tocca dormire da solo. Vorrei che portassi con te la mia prima medaglia e, la cosa più importante di tutti, il mio affetto”.
“Vincerò tutte le gare di atletica per te e mi farò un tatuaggio per sentirti vicino. Aiuterò mamma e papà in questo momento”, ha concluso. “Ridiamo, perché Daniele faceva solo questo”, ha aggiunto lo zio. Lettere che, oltre ad aumentare la commozione tra i presenti, hanno suscitato degli applausi.

Poi don Valentino ha ringraziato i presenti alla cerimonia e il Comune di San Fior, per il sostegno di questi giorni, ricordando i nonni del ragazzo, rimasti in Sicilia e ai quali il sacerdote ha rinnovato la propria vicinanza con la preghiera.
Poi il feretro è stato portato all’esterno, seguito dai genitori, dal fratellino, dai parenti e dal cagnolino di casa. In aria sono stati lanciati dei palloncini blu e bianchi, tra l’applauso dei presenti, per dire ancora, e per l’ultima volta, “Ciao Daniele”.
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