San Fior, un anno di lotta al Covid. Il sindaco: “Qualcuno pensava che i contagi fossero partiti da qui”

Non bisogna anteporre gli interessi personali a quelli della collettività”: è questa la preoccupazione più grande del sindaco di San Fior, Giuseppe Maset (nella foto), di fronte al grave pericolo sociale legato agli effetti diretti e indiretti della pandemia.

Maset, che come tutti i sindaci italiani combatte da circa un anno contro l’emergenza epidemiologica, parla dei vari interessi che rischiano di prevalere sul bene della collettività: per il politico il potere (la poltrona), per il virologo il protagonismo, per l’industriale il profitto, per il commerciante le entrate, per il privato i benefit.

“In questo modo si rischia di disgregare in maniera definitiva una società già piena di problemi, mettendoci ‘gli uni contro gli altri armati’ e finendo per rimetterci tutti – afferma il sindaco Maset – Il momento più difficile che ho vissuto durante la pandemia è stato tra marzo e l’inizio del mese di aprile dell’anno scorso, quando avevamo un morto ogni 4/5 giorni e qualcuno pensava addirittura che fosse stato San Fior il paese da dove erano partiti i contagi iniziali, anche se a tutt’oggi non c’è ancora stato un vero periodo di tranquillità”.

A San Fior, comunque, non sono mancati i gesti di solidarietà come quello del pensionato che, nel fare la spesa in un negozio di verdura del paese, ha richiesto e acquistato dal negoziante alcuni buoni spesa in verdura ed è venuto a consegnarli in municipio chiedendo di donarli alle famiglie bisognose.

“Ricordo pure l’infermiera, di origine marocchina, che ha dato disponibilità alla comandante dei vigili di intervenire in casi di emergenza con persone ammalate – continua il sindaco – Non posso dimenticare infine la Protezione civile che in tutto questo periodo è sempre stata ed è al fianco dei nostri vigili, pronti ad intervenire ad ogni chiamata. Vorrei dire grazie a tutti i cittadini di San Fior che si sono impegnati a rispettare questa miriade di prescrizioni e restrizioni, anche se a volte poco comprensibili o condivisibili, dando ottima prova di senso di responsabilità”.

“Vorrei anche raccomandare a quella residua minoranza, che non sempre ha rispettato le regole, di riflettere un po’ di più su quanto prezioso sia il ‘bene comune’ – aggiunge -, il capitale sociale che non è il denaro o il patrimonio ma un insieme di cose positive come il rispetto reciproco, la convivenza pacifica, la solidarietà e la disponibilità a darsi una mano, l’attenzione verso le persone fragili, saper donare ed essere grati”.

Il sindaco di San Fior spera che dopo la pandemia la comunità sanfiorese possa ripartire da un modo nuovo di pensare e di vedere le cose, con un grande e rinnovato senso di responsabilità verso se stessi e verso gli altri.

“La famiglia, la scuola e il lavoro diventino gli obiettivi primari dell’amministrazione comunale e di tutti – conclude il primo cittadino di San Fior – Lo sport, la cultura e le altre iniziative sociali diventino l’obiettivo di tanti progetti costruiti assieme alle associazioni esistenti. Il mio sogno di fine pandemia sarebbe quello di poter contare su un folto gruppo di giovani, dai 18 ai 30 anni, assieme ai quali poter pensare il futuro di questo paese, da realizzare unitamente alle persone più mature”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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