Sono molti i ristoratori sul piede di guerra per l’obbligo del Green Pass, la certificazione che i clienti dovranno esibire per sedersi nei tavoli all’interno dei ristoranti.
“Non siamo controllori, lasciateci lavorare”, “Siamo uno dei settori che ha sofferto maggiormente le chiusure” e ancora “Già non riusciamo a trovare personale, come facciamo ad assumere qualcuno che controlli i green pass?” sono solo alcune delle frasi che i titolari di bar e ristoranti lamentano ai loro clienti, entrambi ormai stanchi di queste limitazioni.
A chi è contrario, però, si contrappone chi vede questa scelta l’unica per non ripiombare nelle chiusure a singhiozzo che hanno caratterizzato i mesi scorsi.
Una delle preoccupazioni maggiori è che questo obbligo resti in vigore anche nel periodo invernale, quando plateatici e spazi all’aperto (dove il green pass non è richiesto) non saranno più utilizzabili a causa delle temperature e del meteo.
Tra i ristoratori, però, c’è anche qualche “fortunato” che, grazie ad alcune particolarità della struttura del proprio locale, non è obbligato a chiedere la certificazione ai clienti. Tra questi anche il ristorante, pizzeria e cocktail bar “Clou e Bellavista” di San Fior che, grazie alle pareti laterali delle due sale ristorante apribili, garantisce uno spazio coperto e riparato senza le limitazioni presenti nelle zone chiuse.
La normativa infatti prevede che, se tre lati della struttura sono apribili almeno per il 50 percento della superficie, per accedervi non è necessario essere vaccinati, guariti dal Covid o avere l’esito di un tampone negativo eseguito nelle 48 ore precedenti, requisiti fondamentali per ottenere la certificazione verde.
La struttura, di proprietà del giovane Alessandro Andreetta, ha caratteristiche di per sé piuttosto particolari, che oltre la casuale “schivata” delle imposizioni, quest’estate ha potuto lavorare anche all’esterno: sorge infatti nelle campagne al confine tra i comuni di San Vendemiano e San Fior, in una zona verde in cui è presente anche un laghetto artificiale, popolato da anatre e da diverse razze di pesci.
“Prima del Covid abbiamo fatto una scelta di sostenibilità investendo in una struttura interamente apribile – spiega il titolare – qua non è necessario esibire il green pass e i nostri clienti possono tranquillamente cenare o bere un aperitivo al coperto anche se fuori piove. La sera apriamo tutte le pareti e così siamo in regola. Nonostante questo, quando era consentito mangiare solo all’aperto nel mese di maggio, abbiamo deciso di non riaprire l’attività: riteniamo non sia piacevole mangiare con il giubbetto perché fuori fa freddo”.
La scelta è stata quella di attendere l’arrivo della bella stagione per utilizzare l’area esterna di recente costruzione: “L’abbiamo realizzata poco prima che la pandemia sconvolgesse le nostre vite – spiega Andreetta –. Inizialmente pensavamo di aver fatto un investimento azzardato viste le chiusure, ma ora siamo molto contenti di aver scommesso sul lago, sugli animali e sulla natura”.
La speranza di Alessandro, come quella di tutti, è che questa situazione finisca presto: “Io personalmente sono favorevole ai vaccini, ma di sicuro non discrimino chi la pensa in modo diverso. Per quanto riguarda il green pass, anche se noi non siamo in questa situazione, credo che per gli altri colleghi ristoratori non sia piacevole: non erano necessarie ulteriori restrizioni viste quelle che hanno dovuto subire in quest’ultimo anno”.
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