“Una squadra è dove esiste il rispetto reciproco”. De Biasi, Casellato e Franceschin ospiti a “Il calcio: che passione!”

A San Fior un appuntamento per parlare di giovani e mondo del calcio

Quali sono le caratteristiche di una squadra? Che cosa si intende con il termine “passione” nello sport? Come si devono comportare gli allenatori e i dirigenti?

I relatori della serata dedicata al mondo calcistico

Sono solo alcune delle domande che sono state poste ieri sera, durante l’incontro “Il calcio: che passione!”, organizzato dall’asd Calcio San Fior con Roberto Pagotto (responsabile del settore giovanile) e il patrocinio dell’amministrazione, nella sala polifunzionale del municipio di San Fior. 

Un appuntamento dove sono emersi degli spunti interessanti e potenzialmente applicabili non soltanto nel contesto calcistico ma, più in generale, anche negli ambiti dove più persone si trovano a dover lavorare per perseguire un obiettivo comune.

Ospiti della serata il noto allenatore di fama internazionale Gianni De Biasi, il preparatore atletico Renzo Casellato (già nello staff della nazionale italiana), lo psicologo dello sport e psicoterapeuta Andrea Franceschin. La serata è stata moderata dal giornalista Michele Miriade, mentre in platea erano presenti il sindaco Giuseppe Maset e l’assessore Diego Zanin.

Intervista a Gianni De Biasi – Video di Arianna Ceschin

Fare sport e reggere determinati ritmo, specialmente se si intende raggiungere un obiettivo specifico, non è mai semplice, soprattutto in giovanissima età: e, quindi, i calciatori esordienti come devono affrontare il proprio percorso sportivo?

“Ricordo quando giocavo nel campetto della chiesa: per me lo sport è stato un mezzo di rivalsa – le parole di mister De Biasi – Per realizzare qualcosa bisogna perseguirlo ogni giorno, con tenacia”.

L’evento ha attirato l’interesse del pubblico

“La cosa fondamentale è avere chiaro l’obiettivo e inseguirlo – ha spiegato – Credo che uno debba metterci l’anima in quello che fa, aggiornarsi e non fermarsi mai”.

“Spesso capita di essere giudicato da chi non ha la capacità di giudicarti, da chi guarda alle sconfitte e mai alle vittorie: l’insuccesso fa parte della vita – ha proseguito – Poi il calcio deve essere qualcosa di divertente”.

Casellato ha dato qualche indicazione pratica, specificando l’influenza che ha il mondo adulto su questi giovanissimi.

Intervista a Renzo Casellato – Video di Arianna Ceschin

“Serve dare una risposta a questa passione – ha esordito – Bisogna insegnare anche che non c’è nessun obiettivo che non abbia un prezzo da pagare: ci vuole sacrificio“.

“Per il risultato si perdono alcune bellezze dello sport. A volte i genitori diventano un problema, dato che creano pressione ai ragazzi e alle società sportive – ha aggiunto – Si pensa troppo al risultato come fattore di motivazione e ai ragazzi si parla poco di sport. Non dobbiamo spegnere il sogno dei nostri ragazzi, ma creare loro un paracadute”.

Chi dirige deve assumere dei comportamenti coerenti e ricordare che una squadra non è un gruppo – ha continuato – La squadra ha bisogno di regole uguali per tutti, di ruoli, di rispetto reciproco e di trattamento equo. Il gruppo invece è composto da persone che si trovano per un motivo, senza delle regole“.

Casellato ha quindi evidenziato quanto la mancanza di attività fisica porti degli svantaggi sia a livello fisico che emotivo: “Fare sport può portare il nostro cervello a migliorare la propria prestazione, consente di manifestare le emozioni. Quindi, non fare sport è una sconfitta“, ha aggiunto.

Secondo lo psicologo Franceschin, invece, la sfera emotiva ha una grande influenza sulla prestazione sportiva, confermando quanto abbia importanza anche la tenuta di una squadra: “Una cosa è lavorare con la squadra, mentre spesso c’è molta competitività al suo interno, perché ogni giocatore rappresenta letteralmente un’azienda privata. In una squadra tutti devono essere messi sullo stesso piano – ha osservato – Credo che in generale sia fondamentale osare e mettersi in gioco, sempre. L’allenatore deve inoltre ascoltare e capire l’emozione del ragazzo in un determinato momento: deve cercare di entrare in empatia con i giocatori, in modo che possano sentire che stanno evolvendo”.

Intervista ad Andrea Franceschin – Video di Arianna Ceschin

“Dobbiamo imparare a mettere in rilievo i bisogni dei ragazzi e non le loro mancanze – ha aggiunto – A volte sono proprio le limitazioni nel linguaggio a influenzare le azioni: quindi tutto sta nel riconoscere i punti di forza e di debolezza dell’atleta, incoraggiando e costruendo del positivo, non valorizzando solo il lato negativo e individuando degli obiettivi”. 

“Tutto ciò è importante, perché ricordiamoci che la gestione di ansia e stress si riflette anche sul contesto scolastico – ha concluso – A tal proposito, credo che l’istituzione scolastica dovrebbe riconoscere di più il ruolo delle scuole di calcio”.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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