Tra le navate affrescate dell’Antica Pieve di San Pietro di Feletto e le scatole craniche degli spettatori riecheggiano ancora le profonde vibrazioni canore dei cantori di Vocalia, un quartetto che la scorsa settimana, di giovedì, si è esibito in “Ascoltare lo spazio. Paesaggi sonori”, un concerto intimo, riservato, a tratti oscuro, negli spazi dell’antica e celebre chiesa.
Un’esperienza che ha coinvolto non soltanto l’udito, ma potremmo dire – in un sito sacro così conosciuto e amato dai fedeli – anche lo spirito. Il quartetto di canto difonico Vocalia, composto dal maestro Oskar Boldre, Clara Tadini, Costanza Sansoni Baratella (che è anche musicoterapeuta) e Davide Bianchi, è un ensemble di professionisti che in questo format specifico incontra l’architettura grazie a Eloisa Vacchini fa dello spazio un’ispirazione e uno strumento. La tecnica che utilizzano proviene da una tradizione molto antica, introdotta e spiegata al pubblico durante prima di ogni esibizione.
Il vasto repertorio di brani ha portato l’uditore in un luogo lontano sotto ogni punto di vista: un viaggio geografico, dai freddi saloni di un antico convento europeo alle steppe della Mongolia; un viaggio nel tempo, dal 12esimo all’epoca contemporanea; un viaggio introspettivo nel sentire più superficiale fino a quello più profondo e impercettibile; e ancora, un viaggio tra le tecniche vocali, i timbri, i movimenti, con un’accurata spiegazione, e nei segreti dell’architettura, nel delicato rapporto tra prospettive e percezione.
Al pubblico è stato chiesto di ridurre al minimo ogni rumore e, di tanto in tanto, di chiudere gli occhi per percepire meglio le vibrazioni di questi canti insoliti: tra i presenti anche la sindaca di San Pietro di Feletto Maria Assunta Rizzo, il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, il professor Roberto Masiero e l’avvocato Danilo Riponti, il quale ha presentato l’iniziativa e i suoi obiettivi. Un momento che, tra il ticchettio della pioggia sul tetto secolare dell’edificio e lo sguardo severo del Cristo Pantocratore, rimarrà impresso nella mente di chi l’ha vissuto.
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