Pagine di storia a San Michele di Feletto: l’ex comando austriaco Ca’ Milone si presenta (video)

Tra le pagine di storia locale si colloca anche la vicenda di Ca’ Milone, una villa di San Michele di Feletto con un passato prima di residenza veneziana di campagna nel Settecento, poi di comando militare austriaco nel corso del primo conflitto mondiale.


Un luogo ricco di storia e dal fascino enigmatico, protagonista e testimone di tanti fatti e usi quotidiani dei quali restano ancora indelebili i segni del loro passaggio, come manufatti risalenti al primo Novecento, cimeli storici della Prima guerra mondiale, giocattoli e mobili degli anni trenta che si possono ancora ammirare nella tenuta.

Ca’ Milone è composta da un caratteristico borghetto agricolo – dove nel 1870 sorgeva anche un minibachificio, simbolo dell’economia contadina del tempo – che affianca la splendida casa padronale.

Pierpaolo Becich (nella foto in basso a sinistra), proprietario di Ca’ Milone, ha deciso di fare di quella che era l’abitazione del nonno materno, un luogo dove storia, natura e tradizioni potessero intrecciarsi in un legame indissolubile: “Abbiamo riqualificato l’edificio e devo dire che i turisti italiani, rispetto a quelli stranieri, pur apprezzando la storia, sono più frettolosi nel viverla. Probabilmente la diamo per scontata e viviamo troppo di corsa”.

San Michele Ca Milione Becich e Ceschin
“Ca’ Milone – ha proseguito il proprietario – nasce nel Settecento come casa veneziana di vacanza e al tempo era consuetudine che ci fossero edifici di questo tipo. La famiglia proprietaria, che per la maggior parte del tempo viveva a Venezia, considerava questo luogo come frutto di occasionalità: era una zona conosciuta per la caccia e la più vicina per potersi dedicare a tale passatempo”.

“Oggi – ha spiegato Becich – l’area risulta circondata da vigneti coltivati in modo biodinamico, che non c’erano neppure all’epoca in cui mio nonno nel 1956 acquistò la proprietà: al posto dei vigneti sorgevano delle colture di mais. Abbiamo, così, cercato di preservare il fascino paesaggistico del luogo, anche con questi tre boschi che circondano la tenuta e i suoi 140 ulivi”.

Ca’ Milone si ritrova a essere un luogo cruciale di storia nel corso del primo conflitto mondiale, quando la tenuta, per la propria posizione strategica e gli ampi spazi, viene individuata dagli austriaci: nell’autunno inoltrato del 1917 vi stabiliranno un comando militare, costringendo l’allora famiglia proprietaria, i veneziani Morandi, a fuggire verso il capoluogo lagunare, per poi poter fare ritorno a San Michele di Feletto solo 11 mesi dopo.

“Il passaggio degli austriaci – ha narrato Becich – è segnalato dalla presenza, nel bosco antistante la casa, di alcuni ceppi di cemento che indicavano il sentiero necessario a trasportare un cannone di notevoli dimensioni: il luogo appartato e l’ombra di questi alberi maestosi impediva agli aerei di individuarne la posizione e la sua collocazione consentiva di sparare direttamente sul fronte del Piave, per una distanza anche di 11,5 chilometri. Quindi, Ca’ Milone si prestava bene all’azione dell’esercito austriaco”.

“Nel bosco, inoltre, – ha aggiunto Becich – sorgeva il deposito delle munizioni ricavato in una buca scavata nel terreno, vicino al corridoio di alimentazione del cannone stesso. Ora non ci sono più, ma erano state posizionate delle rotaie in corrispondenza del cannone, per contenerne l’energia sprigionata in seguito allo sparo”.

San Michele Ca Milione2

Anche i celebri aviatori Maurizio Pagliano e Luigi Gori – rispettivamente capitano e tenente del Corpo aeronautico militare – avevano tentato, invano, di individuare l’origine dell’attacco austriaco e la posizione del terribile cannone, fino alla loro morte avvenuta nei pressi di Susegana il 30 dicembre 1917, in seguito all’abbattimento degli aerei che stavano pilotando.

“Un altro segno della storicità del luogo – ha sottolineato Becich – consiste nella presenza di una lapide in bronzo di 400 chili, collocata sulla parete di uno degli stabili del borghetto: datata 4 novembre 1918, riporta l’ultimo bollettino di guerra firmato dal generale Armando Diaz. Si trattava di un segno di gratitudine verso quanti avevano combattuto e uno strumento per indicare i luoghi principali del conflitto: in Italia queste lapidi sono in tutto 100″.

La vicenda di Ca’ Milone, quindi, evidenzia come siano ancora molte le pagine di storia da scoprire e aprire nel nostro territorio, un territorio ricco di un passato fatto di voci, di vicende e volti che attendono e meritano di trovare spazio non solo in occasione del Centenario della Grande Guerra.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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