“Quel viaggio Oderzo-Sansepolcro”: storia della “bici rosa” di Livio Foltran

Da sinistra, la bicicletta rosa esposta durante il Giro e Livio Foltran con la maglia di quella particolare corsa

“Con quella bici feci la tratta Oderzo – Sansepolcro“: così inizia il proprio racconto Livio Foltran, residente a San Pietro di Feletto, per spiegare la storia che accompagna la sua “bici rosa”.

Proprio così, una bici che Livio Foltran, al passaggio nel territorio della tappa del Giro d’Italia, avvolge di nastro rosa (in omaggio alla maglia rosa del Giro), per poi appendere a qualche ringhiera, come elemento scenografico per festeggiare l’arrivo dei corridori.

Una bici rosa che non è mancata neppure all’ultima tappa del Giro al Muro di Ca’ del Poggio, attirando l’attenzione dei numerosi passanti armati di smartphone, che l’hanno così vista appesa a una recinzione.

Una passione, quella di Livio Foltran per i pedali, che l’ha spesso e volentieri portato a macinare numerosi chilometri in compagnia di amici, sempre con l’occhio rivolto al suo idolo: Fausto Coppi.

Una delle foto storiche di quella corsa

Una bicicletta che, oltre a essere un elemento scenografico, racchiude un valore sentimentale ed è stata quindi protagonista di una particolare corsa, lungo il percorso Oderzo-Sansepolcro.

“Quella bici mi venne regalata da mia moglie, in occasione del mio compleanno – racconta Foltran – Era il 1996 e, quell’anno, tramite un amico iscritto alla Zaghis di Oderzo, partecipai al raduno nazionale cicloturistico di Montebelluna: era il 5 maggio di quell’anno”.

“Da lì poi mi chiesero di partecipare in agosto a una corsa, non competitiva, verso Sansepolcro (in provincia di Arezzo, ndr) – prosegue – Un’avventura di tre giorni, con partenza da Oderzo: tutto venne ideato da un amico originario proprio dalle parti di Sansepolcro che, ogni anno, aveva l’abitudine di organizzare questo tipo di rimpatriate”.

Un viaggio che prevedeva tre tappe intermedie, prima di arrivare alla meta: “Sono stati tre giorni bellissimi: ricordo che da Oderzo a Bagno di Romagna c’era abbastanza pianura e abbiamo percorso la Romea. Una bella avventura, un’esperienza unica, non semplice, ma che ha dato soddisfazione: me la ricordo ancora. La parte più bella è stata la tratta in salita, anche se faticosa – continua – A me è sempre piaciuto correre in bicicletta: quella volta abbiamo poi fatto una tappa ulteriore da Sansepolcro verso Assisi”.

Un ricordo racchiuso in questa bicicletta che, in occasione del passaggio della tappa del Giro, viene rivestita di nastro rosa: “Ogni volta la espongo e l’idea mi è venuta andando in giro e vedendo che tanti facevano della scenografia per l’arrivo del Giro – spiega – Credo che la bici sia l’anima della corsa e del Giro d’Italia”.

“Quello che mi piace del ciclismo è il fatto che i corridori, al loro passaggio, vengono applauditi tutti, dal primo all’ultimo – riferisce – Per me il ciclismo è il simbolo della sportività e non del conflitto tra le persone come, invece, avviene in altri sport. Grazie al ciclismo, tutti fanno festa”.

“Sono partito quasi per sbaglio e sono contento di aver fatto quella bellissima avventura”, conclude.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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