Aveva piazzato un Gps nell’auto e microtelecamere in casa per incastrare la moglie e il presunto amante. Per questo L.G. 45enne di San Pietro di Feletto è stato condannato ieri a una pena di 8 mesi di reclusione e al risarcimento danni all’ex moglie di 11 mila euro.
L’uomo, difeso dall’avvocato Elisabetta Costa, doveva rispondere dell’accusa di interferenza illecita nella vita privata. Una storia che risale al 2013 quando il matrimonio tra l’uomo e la moglie, che assistita dall’avvocato Omar Dal Pos si è costituita parte civile nel processo, era ormai al capolinea.
I due si erano separati, e lui si era convinto che all’origine di quella rottura ci fosse una relazione extraconiugale della donna. E, determinato a trovare conferme, aveva assoldato un investigatore privato di Motta di Livenza, ex carabiniere, che si era messo sulle tracce della moglie. Letteralmente. Aveva infatti dato all’ex marito un Gps da posizionare nell’auto della donna, controllandone gli spostamenti.
La moglie però, dopo pochi giorni aveva scoperto il dispositivo grazie a un’interferenza con l’autoradio che l’aveva indotta ad andare dal meccanico. Ed era subito corsa dai carabinieri che, grazie alla scheda Sim, erano risaliti all’investigatore privato e quindi all’ex marito.
Ma non era ancora finita, perché quando la polizia giudiziaria era andata nella loro ex casa coniugale per un sopralluogo, aveva scoperto anche le microtelecamere disseminate nelle varie stanze e all’esterno.
Erano tutte in funzione e collegate a una centrale di registrazione con rooter internet nascosto nel controsoffitto del corridoio. Un sistema che avrebbe consentito all’uomo di spiare la moglie per oltre un mese. Il 45enne ha sempre respinto le accuse, ma ieri il giudice lo ha condannato.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Flickr).
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