San Pietro di Feletto, da Ca’ Milone abbattuto 102 anni il bombardiere di Maurizio Pagliano e Luigi Gori: il ricordo

Erano le 12.40 del 30 dicembre 1917 quando il bombardiere Caproni Ca.3, pilotato dal capitano del Corpo aeronautico italiano Maurizio Pagliano e dal suo secondo pilota, il tenente Luigi Gori, cadeva nei pressi di via Casoni a Susegana, abbattuto da un caccia Albatros D.III. austriaco (qui l’articolo).

Pagliano – 27enne originario della provincia di Imperia – e Gori – toscano di 23 anni – stavano sorvolando i cieli con l’obiettivo di colpire l’aeroporto austro-ungarico di Godega di Sant’Urbano e la strada principale che collegava la stessa Godega a San Fior. Un’azione interrotta dai colpi di un caccia del corpo di aviazione austroungarico, il cui comando sorgeva a Ca’ Milone, (nella foto oggi) residenza situata nella frazione di San Michele di Feletto del Comune di San Pietro di Feletto, sulla via che oggi collega il paesino alla vicina Paré di Conegliano.

Ca’ Milone – oggi riconvertita a bed & breakfast e a piccolo museo di cimeli appartenenti a varie epoche storiche – era stata scelta come sede strategica dall’esercito nemico nell’autunno inoltrato del 1917, grazie all’ampiezza degli spazi e all’ottima posizione: il boschetto antistante la residenza padronale, infatti, consentiva di nascondere alla vista – sia da terra che dal cielo – un pericolosissimo cannone, in grado di sparare direttamente sul fronte del Piave, coprendo una distanza pari a circa 11,5 chilometri.

Neppure i celebri aviatori Pagliano e Gori, nella loro ultima impresa, erano riusciti a individuare questa potentissima arma, a lato della quale era stato costruito un sentiero di rotaie necessarie a contenere l’enorme potenza sprigionata in seguito allo sparo.

La villa veneziana, fin dal Settecento adibita a luogo di vacanza e di caccia, con il suo borghetto agricolo che nell’Ottocento aveva ospitato addirittura un mini bachificio, aveva quindi mutato la propria veste originaria, divenendo sede militare e non più luogo di residenza per la famiglia proprietaria, i Morandi, fuggiti nel capoluogo lagunare e poi ritornati nel felettano 11 mesi più tardi.

A 102 anni di distanza dall’episodio dell’abbattimento del bombardiere di Pagliano e Gori, Ca’ Milone continua a rievocare i fatti di quei tragici anni, grazie alla volontà del proprietario Pierpaolo Becich di conservare la memoria storica del luogo: oltre ai cimeli del primo conflitto mondiale, una delle pareti del borghetto riporta una lapide datata 4 novembre del 1918, contenente l’ultimo bollettino di guerra firmato dal generale Armando Diaz. Quella di Ca’ Milone è una delle 100 lapidi commemorative disseminate su tutto il territorio nazionale, in segno di gratitudine verso l’esercito italiano e come strumento per indicare i punti di rilievo del conflitto.

“Centodue anni fa, esattamente oggi – ricorda Pierpaolo Becich – un enorme, lento e rumorosissimo bombardiere di legno partito da Padova, nel tentativo di localizzare e neutralizzare il cannone austriaco che martellava la linea italiana del Piave a Ponte della Priula, mentre roteava nelle vicinanze di Ca’ Milone dove era stata segnalata l’installazione di un cannone a lunga gittata, veniva intercettato da un caccia Albatros ben più piccolo, più agile e veloce, che lo mitragliò, incendiandone il serbatoio”.

“I piloti, – prosegue Becich – nell’evidente tentativo di rientrare oltre le linee amiche e di atterrare in un campo in pianura, precipitarono in fiamme. Si chiamavano Pagliano e Gori ed erano i migliori piloti della squadra del vate Gabriele d’Annunzio. L’aereoporto di Aviano porta i loro nomi e oggi li omaggia rievocando quell’episodio dove, ahimé, furono facile bersaglio del nemico austriaco: viene celebrato il ricordo di questa importante pagina di storia scritta a Ca’ Milone”.

I due aviatori ricevettero quattro medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare, mentre lo stesso d’Annunzio dedicò loro parole di notevole impatto emotivo: “onore alla eroica coppia alata, per la vita e per la morte”. Un anniversario, quello di oggi, che fa riflettere sul ruolo rivestito dal territorio locale nei capitoli di storia nazionale.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: web-Camilone).
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