Esistono storie di solidarietà che ci permettono di fermarci, un attimo, a pensare a quanto possa essere importante per altri ciò che noi diamo per scontato. Non è semplice retorica, bensì il messaggio che emerge dalla storia di solidarietà in cui sono stati protagonisti Anna e il padre Ernesto Balbinot, entrambi noti nel territorio per la loro attività vitivinicola a San Pietro di Feletto: padre e figlia lo scorso 11 novembre hanno intrapreso un viaggio in Ghana, ad Abor, dove sono rimasti per circa sei giorni.
Con loro, anche altri imprenditori locali. In Ghana si sono diretti verso “In my father’s house” (Nella casa del padre mio), organizzazione e villaggio sorti nel 2002 da un’idea di padre Giuseppe (Peppino) Rabbiosi, dove l’obiettivo è quello di dare continuità agli interventi portati avanti dai missionari, con una particolare attenzione ai bambini.
Un’organizzazione che vede impegnato personale ghanese e vive grazie anche ai fondi raccolti in Italia con l’obiettivo di diminuire la malnutrizione, aumentare il livello di istruzione e scolarizzazione, costruire edifici per il culto e l’insegnamento assieme a pozzi per l’acqua potabile, favorendo l’accesso alle cure sanitarie e garantendo i generi di prima necessità per i più poveri.
Nel villaggio, sede anche dell’organizzazione, sono ospitati quasi 100 bimbi e ragazzi, e si trovano anche scuole di vario grado. In occasione del viaggio, Anna ed Ernesto Balbinot hanno finanziato due pulmini, destinati ai bimbi che frequentano le scuole locali.
“Ho conosciuto l’associazione di padre Peppino tramite i racconti di Gianluca Pellegrinelli (noto nel territorio per il suo “Vespa tour”, ovvero i viaggi nel mondo a bordo di una Vespa, ndr) – ha iniziato così il suo racconto Anna Balbinot – Ho subito pensato che sarebbe stato bello dare un aiuto. Poi, al Vinitaly, abbiamo avuto un contatto tramite un cliente di Milano, che ci aveva chiesto una collaborazione per una cena solidale, con un’asta di alcuni premi: tutto è stato poi donato per sviluppare dei progetti”.
“L’obiettivo di padre Peppino è quello di offrire un’istruzione a bimbi e ragazzi, l’unico modo per dare loro la possibilità di capire cosa vogliono fare in futuro – ha proseguito – Mi è piaciuto il fatto che si tratta di un’associazione trasparente, per questo abbiamo finanziato due pulmini per consentire ai bimbi di andare a scuola”.
Come ha riferito Anna, nel villaggio di padre Peppino si trova un gran numero di bimbi, a volte ribellatisi alle loro famiglie, queste ultime disinteressate nel fornire loro una corretta istruzione.
“Quello che mi ha colpito è stato ad esempio il villaggio ‘Three sisters’, raggiungibile soltanto tramite la canoa – ha aggiunto Anna – Sicuramente in Ghana le scuole sono molto diverse dalle nostre. Per quanto riguarda i pulmini, li abbiamo acquistati in loco: solitamente hanno dieci posti ma, nonostante ciò, trasportano tra i 30 e 35 bambini. Ne abbiamo finanziato uno più grande e un altro più piccolo“.
Padre e figlia hanno quindi toccato con mano le condizioni vissute dai villaggi ghanesi. “Sicuramente è una situazione difficile – ha spiegato – Mi è rimasta impressa l’accoglienza dei bambini i quali, appena ci vedevano, correvano ad abbracciarci. Poi ho osservato anche i loro ritmi, la loro musica e la semplicità dell’essere bimbo come una volta”.
Un viaggio che ha presentato anche le sue difficoltà: “Abbiamo dormito nelle capanne del villaggio e la difficoltà più grande è stata quella di starci dentro quando c’era il temporale e il vento forte: lì il tetto è fatto di lamiera e durante i temporali, che sono intensi, avevo un certo timore – ha ammesso – Però devo dire che c’è molto verde e ho apprezzato le Messe, che lì sono animate”.
“Avevamo una routine molto intensa: sveglia alle 6, alle 6.30 la Messa, poi la colazione e la visita al villaggio. Alla sera seguivamo un’altra Messa, prima della cena”, ha spiegato.
Un’esperienza che ha lasciato il segno in Anna Balbinot e nel padre Ernesto, tanto che potrebbero sorgere ulteriori collaborazioni future. “Solo se si va lì si capisce davvero qual è la situazione: ricordo ancora la piccola sala di fisioterapia e il centro medico presente, differenti rispetto a ciò a cui siamo abituati”, ha concluso, scorrendo le varie foto, dove si vedono tanti bimbi sorridenti di fronte alla fotocamera.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: per gentile concessione di Anna Balbinot)
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