Raccolgono il ferro, rottami e materiali da macero, tagliano l’erba e sistemano giardini nelle case, imbiancano superfici interne ed esterne, supportano attività con la legna, tinteggiano ringhiere, organizzano raccolte viveri e svolgono potature e semplici impieghi manuali.
Sono alcuni tra i lavori dei ragazzi dell’Operazione Mato Grosso – movimento giovanile di volontariato – che la scorsa settimana sono arrivati numerosi da tutta Italia e hanno vissuto insieme un intenso e indimenticabile campo di lavoro. Stabilitisi a San Vendemiano, i quasi 140 giovani si sono spostati per tutto il territorio trevigiano, varcando anche le soglie della provincia per giungere in altre parti del Veneto.
La fatica fisica del lavoro è stata letteralmente surclassata dalla gioia della generosità condivisa con i coetanei, dello spirito di gruppo, della sensibilità e dell’impegno gratuito e senza riserve a chi si trova in condizioni meno agiate.
Si tratta di una iniziativa del tutto singolare per le nuove generazioni. “L’Operazione Mato Grosso nacque negli anni ’60 – raccontano Pietro Mazzer, 23enne di Vittorio Veneto, e Fabio Casagrande, 27 anni di Istrana –, dal cuore e dalla creatività del fondatore don Ugo de Censi, che avvertì il bisogno di offrire delle opportunità nuove e stimolanti ai giovani”.
“La prima spedizione portò i ragazzi in Brasile – proseguono -: al rientro in Italia, i protagonisti di quell’esperienza avvertirono l’esigenza di creare un movimento per ricavare dei fondi concreti di sostegno a quelle popolazioni, e così si iniziò a creare un ponte tra il lavoro qui e l’impegno educativo in America meridionale”.
“Ci facciamo conoscere attraverso il volantinaggio – spiegano i giovani – raccogliendo il ferro e offrendo lavori di vario tipo nelle case. Tutto il ricavato viene inviato alle missioni del Sudamerica”. Un’esperienza anche nel segno del ricordo di Damiano Cervesato, di Moniego di Noale (Venezia), volontario mancato in missione in Bolivia nel 1997.
E dopo il campo di lavoro? “L’Operazione Mato Grosso va avanti tutto l’anno – affermano -: ci si trova la sera, due volte a settimana, dopo lavoro o scuola, nei vari gruppi (ce ne sono ben sette in provincia di Treviso) e si organizzano dei lavori per ‘sporcarsi le mani’ concretamente. Sentiamo che questo è un modo concreto e tangibile per mettere davvero in pratica la carità, ‘sudando’ per i poveri con i ragazzi. L’estate è dedicata ai campi di lavoro”.
“Ci ha commosso vedere così tanti giovani volenterosi e disponibili a regalare il loro tempo per un progetto così particolare” affermano alcuni pievigini che hanno avuto modo di vedere con vicino l’opera dei ragazzi del campo di lavoro.
L’Operazione Mato Grosso segue oltre cento missioni in Perù, Ecuador, Brasile e Bolivia. Fabio e Andrea Rossi, 26enne di Salgareda, sono stati entrambi in Perù. “Ho dato una mano in una casa che accoglie persone disabili – racconta il primo -. È un territorio complicato perché i paesi si trovano distanti tra loro, sulle Ande, e le strade sono difficilmente percorribili. Ci sono varie opere educative con l’oratorio per i ragazzi per raggiungere e aiutare i poveri, e anche scuole pratiche dove apprendere un mestiere, ad esempio nel settore del legno e della tessitura”.
Andrea ricorda con nostalgia l’esperienza semestrale vissuta in Perù: “Lì la vita è improntata alla massima semplicità – evidenzia -. Le condizioni sono a volte crude e molto disagiate, perché non ci sono tutte le comodità cui siamo abituati, e si arriva a toccare con mano la fragilità e la povertà estrema. Il mio e nostro impegno è orientato a portare qui il loro stile di autenticità, di attenzione e di prossimità fra le persone”.
(Autore: Beatrice Zabotti)
(Foto: Qdpnews.it)
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