San Vendemiano, la comunità scolastica non si ferma: “Didattica a distanza non basta, apprendimento è anche relazione”

L’emergenza del Coronavirus ha colpito duramente anche il settore scolastico, determinando una situazione senza precedenti che ha visto la didattica in presenza interrotta bruscamente, per essere sostituita da una didattica a distanza mai sperimentata prima a questo livello nel nostro Paese.

La comunità di San Vendemiano ha reagito cercando di compensare il gap tecnologico di cui soffrono ancora molte famiglie (vedi articolo), e organizzando attività che aiutino i giovani in questo difficile periodo di distanziamento sociale dai coetanei.

La didattica a distanza non può però sostituire la complessità dell’esperienza scolastica, i contatti umani e le relazioni su cui si basa l’apprendimento: questo è il messaggio che vogliono lanciare coloro attorno a cui ruota l’istruzione: studenti, insegnanti e genitori.

Marta, studentessa di prima media e componente del consiglio comunale dei ragazzi, ha scritto una lettera indirizzata a se stessa nel futuro condivisa poi nella pagina facebook istituzionale del comune.

La scuola non è solo un posto dove studiare a imparare, ma è anche un posto dove vivere belle esperienze” scrive, consapevole della necessità di seguire le regole di distanziamento sociale per fermare un’epidemia “che ormai incombe su tutto il mondo”. Un mondo che però, ammette la giovane ragazza, non era preparato a qualcosa del genere.

“La cosa che mi manca di più è andare a scuola” continua, rassicurando: “Dopo un temporale viene sempre fuori l’arcobaleno”.

Sulla necessità dei giovani di relazionarsi mentre imparano parla anche Chiara, insegnante e mamma di un bambino con disabilità che riguardano anche disturbi dell’apprendimento.

“In situazione di emergenza la scuola è riuscita ad adeguarsi e lo sta facendo al meglio delle sue possibilità, considerando che la scuola italiana non era per niente pronta”, spiega Chiara, che ci tiene a precisare: “Ma ciò non potrà mai sostituire la didattica in presenza”.

Alla base di ogni apprendimento c’è una relazione con ogni bambino/ragazzo, che non può essere sostituita da un computer” sottolinea Chiara, che nota come la didattica a distanza tenda anche a far emergere differenze tra gli alunni di cui questi non hanno colpa, in particolare l’assistenza dei genitori e la dotazione di strumenti adeguati.

Questo riguarda soprattutto i bambini con disabilità, spiega: “Sono bambini che fanno della relazione e dello sguardo il motivo principale per cui studiare e apprendere. Per arrivare al punto in cui sono arrivati hanno dovuto sudare tanto, molto di più di tutti gli altri, e ora stanno regredendo di giorno in giorno”.

Antonella, docente e madre di due studenti delle scuole superiori, ci tiene a precisare come di questi tempi possa passare una percezione sbagliata sulla scuola e il suo personale.

La scuola è solo sospesa in presenza perché la didattica a distanza, pur con tutte le criticità del caso, va avanti, continua ed è viva”, spiega, raccontando come nel suo istituto comprensivo si lavora senza sosta per fornire ai ragazzi quanto è loro diritto.

“Abbiamo attivato in una settimana, solo con l’impegno del corpo docenti, una piattaforma digitale per consentire a tutti gli alunni dalla prima elementare alla terza media di seguire le lezioni a distanza”, racconta Antonella, proseguendo: “Stiamo quotidianamente aiutando le famiglie con tutti i mezzi possibili, compresi telefono personale e i vari social per sostenerli, guidarli nell’approccio a questa nuova modalità e risolvere le problematiche di ogni tipo che ogni giorno emergono“.

Sono tante le difficoltà che sta affrontando la scuola, conclude l’insegnante, ma “resistiamo pervicacemente, perché sappiamo che per alcuni rappresentiamo la normalità, la speranza di andare avanti ed essere migliori”.

(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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