“Per favore, no “Dad” (didattica a distanza)! Rimanere incollati a un tablet o a un computer ore e ore a guardare i video che le maestre diligentemente inviano con le spiegazioni degli argomenti, eseguire successivamente una miriade di esercizi per ogni materia scolastica, gestire la piattaforma scolastica con competenze proprie di manager aziendali, non è didattica!”.
Un gruppo di genitori della scuola primaria A. Canova di Santa Lucia di Piave si esprime così, con frasi dure, in un appello che loro stessi considerano “disperato” al governatore della Regine Veneto Luca Zaia, al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà e al sindaco Riccardo Szumski.
Si fanno portavoce di una situazione condivisa da moltissime famiglie, lamentando come l’organizzazione scolastica lasci molto a desiderare sotto una miriade di aspetti, che vanno dall’uso smodato di aparecchi tecnologici all’impossibilità di interazione, alla scarsa supervisione genitoriale, dovuta a motivi di lavoro:
“Quello schermo, che pediatri e dottori ci hanno vivamente sconsigliato di lasciare in mano ai nostri bambini per lungo tempo e al quale ora affidiamo la loro istruzione! Vi siete mai chiesti come possono dei bambini della primaria gestire autonomamente queste piattaforme che in tempi record siete riusciti a mettere in piedi? Si perché quando ci fa comodo i bambini sono bambini, ma allo stesso modo quando ci conviene li consideriamo grandi” si legge nella lettera.
I genitori si dichiarano sconfortati, delusi, amareggiati e abbandonati dallo Stato: la preoccupazione per le conseguenze dell’andamento attuale è peggiorata nell’apprendere le misure che il ministro Azzolina ha inteso proporre perchè non tutti, sostengono, hanno la fortuna di poter lasciare i figli dai nonni o parenti, così come alla baby sitter, per un periodo di tempo non definibile e senza alcun supporto economico.
Anche il sindaco Szumski, che ricorda come la lettera voglia esprimere una condizione comune a migliaia di famiglie, condivide pienamente il malumore esposto dal gruppo spontaneo dei genitori: “Non è pensabile mantenere una situazione di prigionia di questo tipo, le scuole devono poter riprendere il loro normale iter in presenza, pena il benessere e la salute dei nostri figli: ormai sempre più bambini e ragazzi stanno soffrendo delle conseguenze di questo generale allarmismo e necessitano di aiuti psicologici, rischiano di avere paura di andare a scuola”.
“Ammesso che i bambini riescano anche ad eseguire diligentemente tutte le attività proposte nei termini della cara “Dad”, che scarica il compito di istruire i bambini alle loro famiglie, cosa pensate rimanga loro in testa di tutto ciò che hanno studiato senza avere la possibilità di apprendere?” chiedono i genitori, che ricordano come “la scuola non sia fatta solo di insegnamento, ma anche di emozioni… emozioni che si ricevono solo attraverso l’interazione con altri bambini, con le maestre, con l’ambiente scolastico”.
A conclusione della missiva, una provocazione al governo, che maschera una richiesta concreta: “Siamo certi che come siete riusciti a risollevare edifici abbandonati e attrezzarli per diventare ospedali, sarete anche in grado di sistemare i nostri bambini in edifici attrezzati per diventare scuole, risolvendo così il sovraccarico delle classi che a causa dei tagli nel settore scolastico sono arrivate ad ospitare anche 25/30 bambini. Magari con l’occasione riusciamo a reperire un po’ di personale scolastico da quel precariato che contraddistingue da anni la scuola italiana”.
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it