Florio Dal Cin ha donato duecento “Abbracci” all’associazione “Conegliano in Cima”. Infatti, quanto ricavato dalle offerte di chi acquisterà una delle duecento copie della sua raccolta di poesie verrà versato in beneficenza, destinato al progetto “Conegliano Solidale.
“Abbracci” è il titolo del volumetto di liriche firmate dall’autore di Santa Lucia di Piave, socio e attivo partecipe del circolo “Amissi de la Poesia” di Treviso.
Numerose sono le sue poesie pubblicate nel periodico “El Sil”. Nell’anno della pandemia, in cui il gesto di abbracciare è divenuto quasi un tabù, messo al bando per la paura del contagio, assume un profondo significato il sigillo che Dal Cin ha dato alla sua raccolta di versi.
“L’abbraccio è un gesto, forma delicata e poetica, di trasmettere, condividere ciò che siamo e rappresentiamo, tra un fluire delle passioni, affetto, emozioni, energia, felicità e conforto” annota Carla Povellato, nel presentare in quarta di copertina la seconda pubblicazione del poeta di Santa Lucia di Piave, che aveva già dato alle stampe “Florilegio”, opera giunta alla seconda edizione.
Florio Dal Cin ha partecipato a svariati concorsi di poesia in italiano, in vernacolo, in lingue straniere, conseguendo segnalazioni e pubblicazioni. La sua poesia “Fermiamo la violenza” ha introdotto la serata “Hands off”all’Auditorium Stefanini di Treviso, promossa da Arte Scalza.
Per avere una copia di “Abbracci” è richiesta una offerta minima di 10 euro. La si può acquistare in tre punti vendita di Conegliano: allo Stefanel Store di Corte delle Rose, nel negozio Ottica Da Ros in Corso Mazzini e alla Tabaccheria Quadrifoglio di via Caronelli.
Un’idea poetica e solidale da mettere nella lista dei regali di Natale, visto che tutto quanto verrà ricavato andrà alle famiglie in stato di bisogno seguite dal progetto “Conegliano Solidale”.
La raccolta si compone di cinquantacinque liriche, composte in lingua italiana e in dialetto trevigiano. “L’abbraccio” (da cui deriva il tema della raccolta) è scritta nelle due versioni. “Sarà stà forse el vento / a portar do semi /qua in sta terra /secca e argillosa. Co tanta fadiga /semo spuntai/ facendo ‘e schivanee / anca tra i sassi. Fin da picoi /no ne dispiasea/ che i nostri corpi/ e rami de olivi / se intreciasse / fin arrivar /a un gran abbrasso. Che beo/ quando i ne sgorlava /par tirar zo/ i nostri rotondi frutti, e che dolor/ quando i ne potava. Quanti anni xe passà / e quante ne gavemo superà! A siccità, / el sol de piombo, / el vento che fisciava, e l’acqua / che ne allagava ‘e radise,/ a neve che pesava,/a grandine grossa come nose, / e el fredo can. Quante fotografie /i ne ga fato, /e quante ciacoe, /e quanti segreti basi /scambiai tra i morosi /che i se posava. E ogni sera / da tanti tanti anni,/ abbrassai come do fradei/ se serava i oci”.
(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto: Florio Dal Cin).
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