Sarmede, dai lavori per arginare una frana alla scoperta dei resti di torre e cinta muraria medievali a Montaner: parla la Soprintendenza

Un cantiere aperto per cause di forza maggiore (una frana lungo la Strada provinciale 151 tra Montaner e Rugolo) ha dato il via a scoperte archeologiche che la Soprintendenza non ha esitato a definire “sorprendenti”.

A raccontare nei giorni scorsi l’iter della scoperta, iniziato poco più di un anno fa (qui l’articolo) è stata, nella sezione “Notizie” del proprio sito web istituzionale, proprio la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

“Lavori urgenti intrapresi dalla Provincia di Treviso per il dissesto franoso di un versante a monte della Strada provinciale 151 a Montaner di Sarmede – si legge nel sito della Soprintendenza competente nel nostro territorio – hanno fortuitamente messo in luce, in posizione dominante un ripido pendio e la pianura alto-trevigiana, un’anomala concentrazione di blocchi di pietra calcarea bianca seminascosta dalla fitta vegetazione“.

Informata di ciò la Soprintendenza, “si è verificato che il disboscamento aveva effettivamente esposto alcuni tratti possenti di muri su un piccolo pianoro, che sembravano proseguire verso monte. Dall’immediata analisi della documentazione catastale storica è emerso un dato molto interessante: la particella in cui si trovano le murature ha una forma regolare, quadrangolare, completamente differente dai mappali adiacenti, disegnati sul naturale andamento del pendio.

Dato il potenziale informativo e la necessità di mettere in sicurezza il sito, grazie a fondi ministeriali e alla disponibilità delle proprietà coinvolte, lo scorso autunno archeologi professionisti, incaricati dalla nostra Soprintendenza, hanno eseguito una minuziosa pulitura generale del pianoro, un’area di circa 300 mq, e la messa in luce delle strutture, accompagnata da interventi mirati di scavo stratigrafico, laddove la sequenza archeologica appariva conservata”.

Lo stato di conservazione è risultato “residuale”, ma – prosegue la Soprintendenza padovana – “i risultati sono stati sorprendenti: l’accumulo di blocchi di calcare era quanto restava di un sistema difensivo comprendente una poderosa torre quadrata di oltre 7 metri di lato, conservata fino a 12 corsi di altezza, circondata da una cinta muraria a pianta poligonale, che racchiudeva uno spazio interno piuttosto ristretto. La scelta del materiale da costruzione ”alloctono”, cioè di provenienza non locale, risponde a esigenze di solidità del manufatto che la friabile arenaria del substrato non avrebbe potuto assicurare, e il suo approvvigionamento dovette comportare un notevole dispendio di energie. Ciononostante, l’accentuato salto di quota e l’attuale marcata inclinazione da est verso ovest dei piani di imposta delle murature, visibile alla base della torre, potrebbero essere dovuti ad un grave evento tellurico e aver determinato il crollo, quantomeno parziale, della fortificazione e il suo successivo abbandono”.

Per quanto riguarda la datazione, la Soprintendenza spiega che “purtroppo non sono stati raccolti materiali datanti, ma per criteri costruttivi e posizione è verosimile che il sito sia correlato alla fase storica dell’incastellamento e risalga all’età pieno-medievale (XI-XII secolo?): forse una delle torri costruite a scopo di avvistamento e di presidio dalla potente famiglia locale dei da Montanara – da Camino. Gli studi proseguiranno”.

(Fonte: Soprintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio per Venezia, Belluno, Padova e Treviso).
(Foto: Comune di Sarmede – archivio Qdpnews.it)
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