Il 31 dicembre non è stato un ultimo dell’anno qualsiasi a Segusino: non c’è una persona che non sia rimasta male per la morte improvvisa di Gianfranco “Franco” Franceschin.
Ottantun’anni, burbero e all’antica, gran lavoratore, amante viscerale della natura e della caccia, Franco era una persona d’altri tempi che non si era mai ammalata del virus dell’egoismo.
Un uomo sincero e schietto che aveva vissuto la povertà estrema e l’unica soluzione per sconfiggerla: lavorare, lavorare, lavorare.
“Franco era così, apparentemente sembrava non dar importanza a cose che non fossero il lavoro, i suoi cani, la caccia e la natura in generale – lo ricorda il vicino Massimiliano Cabrel -. In realtà era un marito, un padre e un nonno amorevole, quando si parlava dei suoi figli o nipoti si scioglieva, mettendo la famiglia davanti a tutto e a tutti”.
“Mio padre – ricorda la figlia Samuela – aveva iniziato a lavorare alla Filos a 14 anni, faceva i doppi lavori per regalarci un futuro migliore della sua gioventù, era davvero un gran lavoratore, ma trovava sempre il tempo per portarci al Piave, in montagna a vedere i caprioli, a stare in mezzo alla natura”.
“Non ci ha mai fatto mancare niente, era una persona sempre vicina ai figli e con una mano sulla spalla aveva detto tutto – continua la figlia -. Si comportava allo stesso modo con tutti gli altri, ad esempio, se vedeva una persona più anziana di lui in difficoltà, andava a sistemargli l’orto, il giardino, i fiori (che per lui erano davvero tutto). Era una persona sempre generosa, a modo suo amava chiunque senza chiedere nulla in cambio“.
“Era un gran brontolone, mai egoista e scontroso – prosegue la figlia Samuela -. Andava sempre a trovare i vicini per portare un pensiero (un capuccio, chiodini o porcini), come si faceva una volta, e per passare del tempo in compagnia raccontando storie di una volta. Aveva un modo di fare un po’ rude e burbero, ma era fatto così, tutti sapevano come prenderlo e come strappargli un sorriso”.
“Mio padre se n’è andato il 31 dicembre, pochi giorni dopo il suo coscritto e grande amico Giorgio Verri – conclude -. Aveva un tumore ai polmoni che avevamo scoperto lo scorso maggio e poi aveva avuto il Covid, non è più riuscito a recuperare ed è morto nel sonno, salutato solo da mia madre. Questo è il nostro dolore più grande: non avergli potuto dire addio. Però, in questi giorni, moltissime persone (che ringrazio molto) ci hanno chiamato e ognuna ha detto una parola buona su mio padre: questa è la cosa più bella, vuol dire che non era una persona qualsiasi, ma era molto benvoluto e tutti si ricorderanno di lui con il sorriso”.
La comunità di Segusino potrà salutare Franco Franceschin ed essere vicina alla moglie Regina (Gina), ai figli Samuela e Ivan con Laura, alle sorelle Antonietta e Loretta, a Mario e agli amatissimi nipoti Alice, Mattia e Nicole mercoledì 5 gennaio alle ore 10 in occasione del funerale nella chiesa parrocchiale, dove martedì alle 20 sarà recitato il rosario.
(Foto: per gentile concessione di Massimiliano Cabrel).
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