“Locali, staccate tutto”: la protesta del bar “Da Sbrech” contro la stangata di tasse sui diritti d’autore da pagare a SIAE, LEA e altre società

Sono cambiate le regole in Italia nel mercato della riscossione del diritto d’autore e dei diritti connessi in merito alla diffusione di musica d’ambiente, con un effetto a cascata che sta mandando nel panico tanti commercianti che diffondono musica nei loro negozi, bar, pizzerie, ristoranti; molti dei quali sono ancora all’oscuro di tutto.

C’è chi non ci sta e ha deciso di esprimere il proprio convinto dissenso: Giuliana Serafini, vicesindaco di Segusino per un decennio nella giunta Guido Lio, e la figlia Fulvia Stramare, titolare del bar “Da Sbrech”. 

“Stacchiamo tutto e facciamolo in gran numero come segno di protesta generale – è stata la loro reazione -. Niente radio e niente musica nei locali e nei negozi contro il nuovo balzello sulla riscossione dei diritti d’autore iniziato lo scorso 1° luglio. A chi dovremo pagare questi diritti? Dopo LEA si faranno avanti tanti altri e noi locali dovremo pagare tutti? No. Noi non ci stiamo e dal prossimo anno toglieremo anche la televisione, così risparmieremo 400 euro”.

“Questa liberalizzazione sta creando una confusione tale che Confcommercio non è ancora in grado di risolvere – concludono – Invitiamo tutti a protestare subito e a farlo in tanti contro questo ennesimo balzello nazionale; come se non bastassero i problemi che già abbiamo”.

Le due donne hanno ricevuto il 30 giugno, come tante attività che fanno riferimento a Confcommercio, una lettera che spiega la situazione ma non propone soluzioni.

La questione è semplice: fino al 30 giugno 2022 era in vigore un accordo tra SIAE e LEA (operatore rappresentativo di 26mila autori, compositori ed editori italiani e 43mila nel mondo): per semplificare la gestione dei pagamenti SIAE era l’unico soggetto deputato all’incasso dei diritti inerenti la musica d’ambiente. Dunque, pagando la quota annuale SIAE-SCF ogni problema era risolto.

Dal 1° luglio 2022 l’accordo è cessato e quindi LEA inizierà a raccogliere i diritti da lei rappresentati innescando un effetto a cascata, in quanto ogni autore potrà liberamente rivolgersi ad una società per farsi pagare i propri diritti

Le soluzioni proposte da Confcommercio sono tre: continuare a diffondere musica a proprio rischio e pericolo senza controllare se faccia parte del repertorio SIAE o LEA; controllare autonomamente i repertori di SIAE e LEA valutando se pagare l’una o l’altra (operazione molto onerosa e alla portata di pochi addetti ai lavori); avvalersi del servizio “Radio in Store” dell’azienda triestina M-Cube (lanciato da Confcommercio nel 2019), che propone repertorio solo SIAE, anche se Confcommercio è in attesa di una revisione al ribasso delle tariffe per il 2023.

La questione, dunque, non è di poco conto e i commercianti, al momento, si trovano letteralmente allo sbaraglio con il rischio di subire amare “stangate” da una situazione di caotica liberalizzazione del mercato musicale.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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