Domani, sabato 6 luglio, alle ore 21 la comunità di Segusino tributerà un caloroso grazie ad una delle realtà associative più note del Comune: il Coro di Stramare, nato nel 2008 da un’idea di Mariano Lio, e rinato l’anno seguente in una veste nuova grazie alla sua attuale direttrice Elena Filini.
Un coro che è il cuore pulsante del piccolo borgo di Stramare, fondato nel Seicento da un gruppo di carbonai istriani.
Una realtà musicale nata quasi per caso e senza grosse pretese, costituita a partire dalla scoperta de “La Nòte santa”, un’antica lauda natalizia risalente al periodo tra i secoli XVI e XVII. Nel 2009 la svolta: l’incontro con Elena Filini, insegnante di canto lirico, e il suo entourage di musicisti.
La continua evoluzione ha portato il coro all’attuale trentina di componenti, provenienti da Alano di Piave, Onigo di Pederobba, Segusino, Treviso e Valdobbiadene.
Una realtà musicale viva e sempre pronta a rinnovarsi anche grazie all’acquisizione, fra poche settimane, di una nuova sede e alla costante ideazione di un peculiare repertorio di musica folklorica per voci miste, che in questi dieci anni è stato “raccontato” in 2 cd, oltre 300 concerti, tre tourneè, un dvd e qualche partecipazione televisiva.
“Ricordo la chiesetta, un gruppo di sconosciuti, qualche vocalizzo e la difficoltà micidiale di mettere insieme un canone – racconta, emozionata, la direttrice Elena Filini – Non cose elaborate, era “Fra Martino Campanaro”. Dieci anni fa così siamo nati. Perché Stramare? Le piccole o grandi imprese nascono da una suggestione e ci piaceva l’idea di dare voce ad un luogo che per troppi anni non l’aveva più avuta. A Stramare molti non erano più tornati da anni. Perché non ce n’era motivo. Il borgo era stato quasi dimenticato”.
“Poi, nel 2008 – continua Filini -, Mariano Lio aveva radunato un gruppo di voci maschili per recuperare La nòte santa. Avevano fatto due concerti, poi, esaurito il debito della memoria, il gruppo si stava sfaldando anche per l’assenza di un maestro stabile. Ed è qui che entro in gioco io. Mariano pensò di rivolgersi a me, ma io non sapevo nulla di coro. Insegnavo canto, però. E tanto bastò ad arruolarmi. Davanti a me un gruppo abbastanza improbabile: diversi per età, estrazione, talento, alcuni erano amici di mia nonna, altri avevano più o meno l’età dei miei, ho ritrovato addirittura dei mezzi parenti. Ci veniva un po’ da ridere e un po’ da piangere. Ma siamo ancora qui e abbiamo sempre cercato di dare il meglio”.
“Guardando a questi dieci anni – prosegue la direttrice del coro – posso davvero dire che il nostro è un matrimonio basato sull’amore per il canto e la musica. Lo condividiamo tutti, ci emozioniamo ancora quando arriviamo a fare le cose come ci piace. L’ho detto chiaro e subito: tempo non ne perdo, qua si lavora. Loro hanno imparato a tollerare il mio pessimo carattere, io a smussare gli angoli. Non riuscivo e non riesco a vederli come degli amatori, li ho sempre trattati come professionisti e ritengo che sia questo il vero segreto”.
“A Stramare continueremo sempre a cantare e non smetteremo di raccontare il meglio dei nostri luoghi – conclude Elena Filini – siamo una comunità di persone appassionate, che vivono la dimensione della provincia come paesaggio ideale per la concentrazione e lo studio. Crediamo che il futuro sia dei luoghi di confine, degli spazi prossimi alla natura, di quei territori che sanno reinventarsi”.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Coro di Stramare).
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