Classe 1923, Ermida Ligonto domenica scorsa ha festeggiato con figli e nipoti i suoi cento anni di età. Nata a Colbertaldo come seconda di cinque fratelli, visse la sua giovinezza sul Montello nella casa del nonno mentre il padre era in America a cercare fortuna. Per una vita lavorò nella vecchia filanda di Vidor e una volta sposata si trasferì prima in Svizzera, dove emigrò con il marito, mancato per una malattia nell’88, per poi tornare a casa e stabilirsi definitivamente a Fontigo.
I tempi duri segnati dalla guerra, dalla perdita prematura di una figlia, e poi da quella del marito, non hanno scalfito il carattere di ferro di Ermida che domenica, su iniziativa propria, ha invitato la famiglia ad un lauto pranzo a base di spiedo per festeggiare le sue cento candeline (il conto, non c’è stato verso, l’ha pagato lei).
Silvia è una dei suoi quattro nipoti, a cui si aggiungono altrettanti pronipoti. “È una nonna presente che trasmette a tutti il suo ottimismo e il suo approccio positivo alla vita – racconta – Nella vita ha sempre messo la famiglia al centro, e le basta anche solo una telefonata da parte nostra per essere felice. Negli anni ne ha passate tante, ma non si è mai scoraggiata né lamentata: per lei non è contemplato”.
“Sono arrivata a cento, e ora guardo al prossimo numero tondo – ha scherzato domenica nonna Ermida (senza sottrarsi ai vari brindisi in suo omaggio) – Un bicchiere di vino a pasto non me lo faccio mancare, e nemmeno il ‘grappino’ finale”.
Non c’è una formula precisa per arrivare lucidi e in salute a cento anni. Per prendersi cura di se stessa oltre a concedersi, con la giusta moderazione, i piccoli piaceri della vita, nonna Ermida fa trecento pedalate sulla cyclette ogni mattina prima di fare colazione, “non una di più né una di meno”, racconta assicurando di contarle una ad una.
Anche la mamma Regina, come lei, arrivò a cento anni, forte di una salute e di una devozione religiosa inossidabili. Ermida ogni mattina al risveglio e ogni sera prima di andare a letto ringrazia il signore “perché ogni singolo giorno è un dono“, non manca di ripetere ai suoi nipoti e pronipoti.
“Oggi – racconta spesso – Si lavora tanto per avere più soldi e comodità, talmente tanto che non si ha il tempo di goderseli”.
“Dalla nonna non smettiamo mai di imparare – sottolinea Silvia –. Ci dice spesso che una volta, seppur con meno, si era più felici perché quel poco di comfort di cui si poteva disporre veniva apprezzato, ciononostante non ricade mai nello sterile ‘si stava meglio quando si stava peggio’, ha una grande fiducia nelle nuove generazioni ed è ben consapevole che farsi strada nella società di oggi è molto complesso”.
(Fonte: Silvia Pederiva)
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