A caccia di bunker, trincee e infrastrutture militari a Collalto e sul Col di Guardia: inferno e riparo delle truppe austroungariche nel 1917-1918

Bunker, trincee e altre infrastrutture militari giacciono sepolte dal tempo lì dove la guerra le ha lasciate: non tutto è già stato svelato nella zona di Collalto e Col di Guardia dove Diotisalvi Perin, presidente del Comitato Imprenditori Veneti Piave 2000, custodisce e raccoglie quotidianamente reperti e informazioni su un territorio martoriato dai colpi delle vicende del 1917-1918, dove il vento porta ancora l’eco di battaglie sanguinose, brevi vittorie e tremende sconfitte. 

Territori privati, quelli dei Collalto, che alternano ampi scorci su splendide architetture medievali a colline scavate come formicai per riparare le truppe dai bombardamenti. Con questo viaggio attraverso la boscaglia delle colline di Collalto, Diotisalvi Perin racconta le varie fasi di una logorante guerra di stazionamento che culmina con la celebre Battaglia del Solstizio, vista attraverso gli occhi degli occupanti: qui erano gli austroungarici, infatti, a far fronte all’esercito regio, disposto invece sul Montello.

“Nel 1918 il castello di San Salvatore rappresentava un paesaggio triste e desolato – scrive il principe Manfredo di Collalto in prefazione al volume “Il fronte dimenticato” – Sotto i colpi dell’artiglieria erano andati perduti i palazzi comitali, sbrecciata la cinta muraria, danneggiato gravemente palazzo Odoardo, disastrate tutte le chiese, perso il ciclo d’affreschi del Pordenone, abbattuto parte del borgo, colpita la torre grande e dissestata l’azienda agricola”.

Le ramificazioni della famiglia Collalto, oggi Ricci e Giustiniani, hanno garantito la conservazione degli insediamenti e delle opere di ingegneria militare, nonostante i frequenti crolli.

Il Comitato Imprenditori Veneti Piave 2000, nel frattempo, ha creato un itinerario che porta a ripercorrere la storia della zona attraverso delle tabelle informative poste a fianco alla strada.

Mappare i siti di queste strutture, anche con l’aiuto dello scultore Pietro Stefan, è stato possibile anche grazie a documenti dell’epoca, come le fotografie scattate dalle altezze dei palloni pressostatici e le vecchie carte tecniche che mostrano il posizionamento delle linee di comunicazione lungo il fronte. 

Il Col di Guardia, detto anche “Col di Guarda”, era occupato dalle truppe austroungariche del generale Svetozar Borojevic e del generale Goiginger: arrivato a novembre 1917, in poco tempo il suo esercito realizzò opere strategiche su quest’altura.

Il comando contava in totale 59 divisioni di austroungarici e 56 divisioni italiani-austriaci. “Su questo colle arrivavano tra le duecentro e le trecento granate al giorno – spiega Perin, mostrandone un esempio – Le canne dei cannoni italiani posti sul Montello diventavano incandescenti per la frequenza con cui sparavano”. 

Due anni fa l’entrata del generale Goiginger è crollata e secondo Perin in prossimità del Col di Guardia ci sarebbe ancora molto da scoprire: nei recessi del terreno, tra trincee e feritoie, si possono immaginare, confrontandole con testimonianze scritte di allora, centinaia di siti d’interesse, tra posizionamento di cannoni, depositi di munizioni e ripari per i soldati austroungarici.

Nella zona, in cui al tempo dei combattimenti erano appostati circa 30mila uomini, ogni anno viene deposta una corona d’alloro, a ricordo della loro grande sofferenza.

Il ricordo di quei momenti è contenuto nelle varie pubblicazioni di Perin e dei suoi collaboratori, descrivendo i fatti senza uniforme né bandiera: ciò consente di percepire anche cosa giace sotto la premiata e apprezzata forme delle colline, nelle cavità della roccia, tra metallo, ossa e speranze. 

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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