“Non abbiate paura, se avete la possibilità di offrire ospitalità a chi scappa dall’Ucraina in guerra, fatelo. Io e la mia famiglia ci siamo arricchiti molto a livello umano”: con queste parole il sessantenne suseganese Michele Perencin ha voluto descrivere la gioia che continua a provare ospitando in un’abitazione di sua proprietà una madre ucraina con due figlie scappate dalla città Charkiv, bombardata dall’esercito russo.
L’uomo è un fiume in piena quando si tratta di raccontare l’esperienza che dallo scorso 3 marzo ha letteralmente cambiato la sua vita e quella di tre persone, accompagnate da un cagnolino, che sono arrivate in Italia con il terrore negli occhi.
Perencin, vicepresidente della sezione di Susegana dell’associazione “Trevisani nel mondo”, parla di Zhanna e delle sue figlie Anastasiia e Veronika, rispettivamente di 24 e 13 anni, come fossero dei membri della sua famiglia a tutti gli effetti.
“Tutto è iniziato lo scorso 3 marzo quando mi trovavo in Questura a Treviso per accompagnare un amico – spiega Perencin – Fuori dall’edificio c’erano circa 60 persone di tante nazionalità diverse. Ad un certo punto ho visto avvicinarsi due donne e una ragazzina con un cagnolino in mano. Erano spaesate e facevano fatica a comunicare per via della lingua. Dopo aver compreso la situazione mi sono fatto avanti e siamo riusciti a farci capire dopo aver contattato un mio amico che aveva sposato una signora ucraina che si è resa disponibile come interprete”.
La madre ucraina aveva lasciato la sua città con le figlie dopo il quarto giorno di bombardamenti che avevano distrutto la loro abitazione e un’altra casa in campagna.
Dopo aver percorso mezza Ucraina per arrivare al confine rumeno, le tre profughe hanno preso il primo pullman per l’Italia con in mano solo un numero di telefono e l’indicazione di andare a Benevento.
Arrivate all’aeroporto di Treviso, le donne hanno raggiunto a piedi la stazione ma, in assenza di Green Pass, non hanno potuto prendere il treno e hanno cercato subito una farmacia per fare un tampone.
Nella terza farmacia nella quale sono entrate è stato detto loro di rivolgersi alla Questura per capire come muoversi.
“Io ho chiesto alla signora se a Benevento conoscesse qualcuno ma mi è stato risposto di no – continua Perencin – A quel punto ho deciso di portarle a casa con me a Susegana. All’inizio erano molto timorose ma, dopo un po’ di tempo, hanno iniziato a tranquillizzarsi. Mia moglie ha comprato il tampone da fare a tutte e tre, è stata rispettata la quarantena prevista dalla legge e poi un altro tampone per sicurezza. Abbiamo fatto tutto quello che serviva per essere in regola: dalla comunicazione di ospitalità al permesso di soggiorno provvisorio”.
“In queste settimane abbiamo condiviso i pasti e tanti altri momenti con loro – prosegue – Mia moglie si è anche confrontata con Zhanna su alcune medicine che deve assumere. Abbiamo iscritto la ragazzina alle scuole medie di Susegana, mentre la figlia più grande inizierà il prossimo 21 aprile un corso di italiano a Conegliano. Ci hanno fatto vedere dei filmati del loro appartamento in Ucraina distrutto dalle bombe e ci hanno spiegato che il padre combatte con l’esercito ucraino”.
Perencin ha sottolineato che, in più di un’occasione, le tre profughe ucraine si sono preoccupate di poter essere un peso per la sua famiglia, anche se non è mai stato così.
“Io sono sereno – spiega il suseganese – perché so che, insieme alla mia famiglia, ho aiutato delle persone che scappano dalla guerra. Se uno ha la possibilità di farlo è giusto tendere una mano a chi ha veramente bisogno. Zhanna, Anastasiia e Veronika hanno arricchito la nostra casa e lei mi ha ringraziato tanto perché siamo riusciti a riportare il sorriso sul volto delle sue figlie. Lo ripeterò fino allo sfinimento: chi lo può fare aiuti queste persone perché, anche se ho speso dei soldi per accoglierle al meglio, io ora mi sento ricchissimo ed è una sensazione impagabile”.
L’obiettivo del suseganese è quello di aiutare questa famiglia a rendersi autonoma in Italia; intanto Zhanna e le sue figlie si stanno dando da fare pulendo la casa e offrendosi di curare gli animali dell’azienda agricola di Michele.
(Foto: per concessione di Michele Perencin).
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