Da Giorgio Cremaschi, già segretario generale della Fiom ed esponente di Potere al Popolo, ala minoritaria del sindacato Cgil l’appoggio incondizionato alla mobilitazione per le mascherine in Electrolux.
Lo ha fatto in un post ne quale ammettendo che le mascherine Ffp2 e 3 sono le sole che garantiscano una buona protezione dal contagio Covid da adottare nei luoghi di lavoro dove ci sia affollamento, pone un ma: “Provate a indossare una di queste mascherine e poi fate un’ora di corsa o di esercizi fisici faticosi, magari al caldo. La grande maggioranza di voi non ce la farà, ben prima della fine dell’ora sentirà soffocamento, irritazioni, fatica supplementare e verrà colta dal bisogno irresistibile di strapparsi la mascherina dal volto e respirare liberamente”.
Da qui il riferimento alla Electrolux di Susegana, dove come in tanti lavori ripetitivi, faticosi e stressanti, “questo peso che a noi pare insopportabile in un’ora ne dura sei. Durante le quali le operaie e gli operai della catena di montaggio producono a ritmo frenetico, con operazioni che durano meno di un minuto e poi devono essere ripetute eguali”.
La soluzione sarebbe quella proposta dalle Rsu e rifiutata dalla direzione aziendale svedese: abbassare il ritmo del lavoro, aumentare le pause, produrre di meno e poi magari assumere più persone per dividere meglio il peso della fatica.
“La direzione Electrolux, dal chiuso delle stanze ben climatizzate, dove comunica con i dipendenti via video, ha respinto ogni discussione in merito. E allora giustamente i delegati di fabbrica hanno proclamato lo sciopero, cui gli operai hanno aderito in massa”.
“Lo sciopero “delle mascherine” è sacrosanto – dice Cremaschi – e dovrebbe essere considerato un esempio per tutto il mondo del lavoro. Gli operai non sono robot da esaltare come eroi solo quando si fanno schiavizzare. L’organizzazione del lavoro deve cambiare, e gli industriali devono capirlo, con le buone o con le cattive se necessario”.
“Qui c’è – sintetizza Augustin Breda della Rsu Fiom – molta ignoranza sindacale, e furbizia aziendale che hanno provocato problemi seri ai lavoratori. L’uso di quella mascherina, se pur inutilmente si vuole adottare, doveva essere contemperata con compensazioni quali frequenti momenti di stop lavorativi per permettere ossigenazione dei polmoni degli operai. Poi è chiaro che l’essere umano una via alla sopravvivenza la trova sempre. Infatti durante il lavoro gli operai delle catene di montaggio mettono la mascherina sotto il naso, spostata a destra o sinistra sotto il mento, per indossarla poi al passaggio del controllo. Ovviamente non conta nulla”.
(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it