Circa 50 lavoratori, ma questa è soltanto una previsione attendibile secondo il sindacato, dovrebbero approfittare dell’incentivo all’uscita previsto da accordi sindacali del 2019 sul ricambio generazionale, decisione maturata in queste settimane dai vertici dello stabilimento Electrolux di Susegana.
A lasciare l’azienda saranno in prevalenza donne, alcune di loro hanno superato i 62 anni, ma ci sono anche uomini e lavoratori più giovani che approfitteranno di questa possibilità anche per accudire genitori o nipoti.
Non mancano i casi di lavoratori lontani dalla pensione, ma che hanno bisogno delle somme di denaro dell’incentivo all’uscita per mettersi in proprio o iniziare una nuova avventura professionale.
A spiegare meglio la questione ci ha pensato Augustin Bruno Breda, rappresentante sindacale Fiom Cgil all’interno dello stabilimento: “Partiamo dal dire che l’azienda ha trasformato tutti i contratti a termine a fine giugno – spiega -. Ne erano rimasti 40 ma, se si fosse continuato a prorogarli, l’Electrolux non avrebbe più potuto far partire le procedure per far uscire i lavoratori bloccati nel tempo per effetto del divieto di sovrapporre licenziamenti collettivi, contratti a termine e cassa integrazione. Per questa presunta violazione normativa, siamo in causa con l’azienda: più di 100 lavoratori hanno impugnato i contratti a termine scaduti e non rinnovati né stabilizzati”.
“Cosa ha pensato l’azienda? – continua -. Per uscire da questa situazione ha deciso di assumere tutti i lavoratori che avevano contratti a termine e questo permette di far partire le procedure di licenziamento. Un accordo del 2019 prevedeva fino a 100 licenziamenti in 4 anni con la non opposizione (volontarietà) dei lavoratori individuati e interessati. Electrolux ha esteso i numeri di uscite incentivate, anche per bilanciare la trasformazione dei 40 contratti a termine in contratti a tempo indeterminato (fissi), avvenuta a fine giugno”.
Domani ci sarà un incontro con le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm per l’avvio della procedura di legge per i licenziamenti collettivi (l.223/91) per fare uscire i lavoratori coinvolti (tutto dovrebbe chiudersi entro il 31 luglio secondo i desiderata aziendali).
I lavoratori interessati ad uscire dovranno fare una precisa richiesta all’azienda. “Se ci saranno più richieste delle previsioni – sottolinea Breda -, deciderà l’azienda con alcuni criteri. Parliamo di lavoratori che hanno più di 55 anni di età con qualche eccezione per le persone che hanno condizioni di salute gravose. Chi ha già raggiunto i requisiti per la pensione riceverà 3 mila euro, chi entro un anno raggiungerà i requisiti per la pensione prenderà 12 mila euro, coloro che si trovano oltre un anno ed entro i due dalla pensione prenderanno 24 mila euro, oltre tale termine l’incentivo sale a 72 mila euro (Tali cifre al netto del Tfr spettante). Si tratta di cifre lorde alle quali va applicato il 23% di tassazione su quello che si prende”.
“Il meccanismo è su base volontaria – conclude -, nessuno si deve opporre al licenziamento. Questi lavoratori riceveranno le somme previste il 10 settembre, insieme al Tfr. Chi esce ha diritto alla Naspi (Indennità mensile di disoccupazione) e, se ha più di 55 anni, per nove mesi percepirà oltre 900 euro al mese. Dopo i 9 mesi, l’indennità calerà del 3% al mese. La Naspi dura non più di due anni”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it