Un territorio che è Patrimonio Unesco, portatore di una storia secolare dove agricoltura, manifattura e commerci si sono intrecciati fino al recente fenomeno del Prosecco, primo vino nel mondo.
Un ‘Genius loci’ delle colline trevigiane che è stato raccontato giovedì scorso nel nuovo appuntamento di “Comprendere x Cambiare”, il ciclo di alta formazione per imprenditori di Assindustria Venetocentro, al Castello di San Salvatore di Susegana.
Cosa significa essere Patrimonio Mondiale dell’Umanità? Come si costruisce un’industria dell’ospitalità sostenibile? Come valorizzare un italian style che spazia dal food and wine alle attrezzature per la ristorazione, dal fashion all’arredamento per la casa, agli elettrodomestici? E se si scoprisse che il saper vivere è l’autentico core business di questa comunità intraprendente? Di questo si è parlato con degli esperti in materia.
“I segni di civiltà come mestiere” è stato il titolo dell’incontro, aperto dal drammaturgo, direttore del Teatro Olimpico di Vicenza, Giancarlo Marinelli, con il racconto del Genius Loci di questo territorio. Sono intervenuti Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria con delega ad Ambiente, Sostenibilità e Cultura e referente di Territorio Coneglianese/Vittoriese per Assindustria Venetocentro, Roberto Grigolli, direttore generale APT Val di Fassa, Manuela Popolizio, Independent PR, travel food e wine specialist.
Alla tavola rotonda erano stati invitati Armando Serena, presidente Gruppo Vinicolo e Distillati Liquori di Assindustria Venetocentro, Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg, Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio Asolo Prosecco, Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, con la partecipazione di Jader Giraldi, Ceo Zeranta Edutainment, esperto di edutainment e human experience design. Ad animare il confronto l’esperto di innovazione Alessandro Garofalo.
“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo”: questo pensiero scritto da Ernest Hemingway negli anni ’30 del Novecento indica la viticoltura come una delle più alte espressioni dell’uomo nelle sue relazioni con la terra, il lavoro e l’ingegno.
A quasi un secolo di distanza l’Unesco ha decretato le “Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Quasi un miliardo di bottiglie per il Prosecco, una crescita costante (+22,7% nel biennio 2020-2021), 900 milioni di euro di esportazioni, un indotto importante e ora anche una crescita continua delle presenze turistiche.
Dimensione locale e scala globale si sono così intrecciate in una nuova storia ancora da scrivere, che parte da una vicenda plurisecolare nella quale la Repubblica di Venezia, le relazioni con la Germania attraverso le vallate alpine, il cosmopolitismo di uno dei più antichi casati europei, il Piave e Vittorio Veneto, si sono intrecciati con una cultura materiale fondata sull’agricoltura e sul legname, sui lanifici e sulle filande, sulla manifattura e sui commerci.
“Un territorio capace di valorizzare la sua cultura e patrimonio – ha detto Katia Da Ros -, siamo un sito mondiale. Un grazie alle nostre genti che sono state brave a coltivare il nostro territorio portando, ad oggi, una ricchezza che possiamo offrire al mondo. Cultura, ambiente e sostenibilità: siamo responsabili di rendere questo pianeta vivibile anche per le generazioni successive”.
“Un periodo complicato il nostro – ha aggiunto Elvira Bortolomiol -, anche per le situazioni della nostra viticoltura a causa dei cambiamenti climatici. I mercati e le situazioni internazionali subiscono quindi un momento di stasi che potrebbe diventare problematica. Siamo fiduciosi sul fatto che ci potranno essere maggiori coesioni e capacità per prendere decisioni che ci possano traghettare verso il futuro“.
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