Messe di Natale troppo “pericolose” per l’Ue. Don Forest: “Non sono semplicemente degli assembramenti”

Dopo la messa per la Santa Pasqua, sembra che anche il Natale possa essere messo a rischio dall’emergenza Coronavirus con l’Ue che ha chiesto di “considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio”.

In realtà, il lockdown ci aveva già abituato a queste modalità ma le prime reazioni parlano di fedeli sconfortati per non poter vivere la festa per la nascita del Salvatore in una dimensione comunitaria.

La priorità resta sempre la salute delle persone ma questa “ingerenza” dell’Unione Europea come è stata valutata dalla Chiesa?

In un’intervista concessa a Qdpnews.it, don Andrea Forest (nella foto) vicario parrocchiale dell’Unità Pastorale di Susegana, ha spiegato il suo punto di vista che risulta prezioso per il dibattito che si è acceso nelle ultime ore in Italia.

“Come ho detto in un passaggio dell’omelia domenica scorsa, di per sé l’orario della messa non è determinante – spiega don Andrea – Gli elementi che devono entrare in gioco nel discernimento sono due: la tutela della salute, che è un bene comune, e il concetto che la salute di per sé non basta perché occorre tutelare anche la rielaborazione dei significati del vivere. L’uomo è un essere razionale e complesso, una volta tutelati i bisogni primari (la salute, ad esempio) ha bisogno anche di altro. La cura della spiritualità risponde a questo”.

“Premesso questo, direi che la messa della notte di Natale va celebrata nella misura in cui è possibile farlo – aggiunge il vicario parrocchiale dell’Unità Pastorale di Susegana – Non è una priorità assoluta, perché la salute è più importante (quest’anno non abbiamo celebrato la Pasqua e tuttavia abbiamo visto fiorire iniziative in casa che ne hanno mantenuto vivo il desiderio). Non è nemmeno un orpello facoltativo, perché la spiritualità esige di essere curata anche come elemento di rielaborazione collettiva di fronte al disagio sociale che il Covid ci fa vivere”.

“Poi, chi ha fede autentica gioirà se ci sarà la messa e la vivrà con attesa – prosegue don Andrea – Se non dovesse esserci, non spegnerà la sua speranza trovando, come a Pasqua, forme alternative per celebrare il Natale. Chiaramente il pronunciamento dell’Unione Europea, non avendo specifiche competenze in materia, dovrà limitarsi al ‘caloroso consiglio’. Spetterà comunque al governo italiano prendere una posizione vincolante. Mi sembra corretta la forma seguita alla fine del lockdown di primavera di stabilire, di concerto tra governo italiano e Conferenza Episcopale, le decisioni più opportune, come è stato fatto sul protocollo per la celebrazione della Santa messa, tuttora in vigore”.

“Spero che su questo punto prevalga il buonsenso delle istituzioni preposte – conclude – Se l’Ue ha il giusto compito di dare le direttive che ritiene (fosse anche la sospensione delle messe), credo ci sia un diritto di parola anche della Chiesa (la Cei) a determinare, in un clima di collaborazione con lo Stato e riconosciuta con senso civico la necessità di misure prudenziali, quali debbano essere le decisioni sulle messe di Natale, considerando che esse non sono semplicemente degli ‘assembramenti’, ma luogo in cui si celebra una ritualità simbolica, identitaria e sostanziale”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: don Andrea Forest).
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