Sparatorie, incendi e strazio: la Seconda guerra mondiale nel Quartier del Piave in un diario

Riceviamo da Mattia Perencin, appassionato di storia locale e assessore comunale di Farra di Soligo, e pubblichiamo un breve ed inedito diario scritto da Matteo De Faveri e consegnato allo stesso Perencin dal nipote Marino De Faveri (nella foto datata 11 agosto 1944 i resti di casa De Faveri, detti “Bodola” in via Conegliano a Pieve di Soligo, stabile poi restaurato e tuttora esistente),  che racconta brevemente quanto successe proprio in questi giorni del 1944 dalla ferocia nazifascista nell’intero Quartier del Piave.

L’estate del 1944 per il nostro territorio fu una delle fasi più dure e più violente per la popolazione civile – spiega Perencin – Alla fine del mese di agosto dello stesso anno nei Comuni del Quartier del Piave e della Vallata si intesificarono gli scontri tra i partigiani, presenti in forza nelle nostre zone, e i nazifascisti provenienti da Treviso e Conegliano. Il Comune di Farra di Soligo, proprio per questo fatto di sangue è stato decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Civile per l’eccidio di otto cittadini compiuto dai nazisti il 1° settembre del 1944″.

“Qui di seguito rendo pubblico un tratto inedito del diario di Matteo De Faveri di Farra di Soligo, scritto con le difficoltà del tempo l’8 settembre del 1944, che mi è stato consegnato e ritrascritto dal nipote Marino De Faveri, del ramo dei “Boschet”, ed ora residente a Solighetto – aggiunge Perencin – In queste poche righe Matteo De Faveri ripercorre giorno per giorno quei tragici momenti nella Sinistra Piave. Riusciamo così ad avere a distanza di 74 anni una nuova ed inedita testimonianza. Grazie al nipote Marino che ha conservato per molti anni queste memorie e per avermi dato la possibilità di rendere pubblico quanto scritto dal nonno Matteo”.

Matteo De Faveri era nato a Farra di Soligo il 9 febbraio 1878 e si era sposato il 10 marzo 1904 con Caterina Simonetti di Col San Martino dalla quale ebbe tredici figli. Nel 1931 si trasferisce con la sua numerosa famiglia a Susegana (Località Perusai) dove muore il 4 agosto 1953″.

Di seguito, pubblichiamo le sue memorie: “Breve diario di una spaventosa tragedia svoltasi nel triangolo: Susegana – Valdobbiadene – Vittorio Veneto osservata ora per ora dal sottoscritto sul “Colle di Guarda” ( Susegana )”:

Correva l’anno 1944, carico del suo fardello pesante di distruzioni e di morte quando la sera del mercoledì 30 agosto (ore 16) saliva su dalla strada del Castello San Salvatore un’autocolonna con truppe miste per iniziare la caccia in grande stile alle bande di partigiani bivaccanti in detto triangolo. Giunta che fu, oltre il colle della Tombola vi trovava la strada ostruita da alberi tagliati in precedenza dai partigiani, proprio presso la casa abitata dal colono Bischer Giovanni che in un batter d’occhio fu data alle fiamme. Questo fu il segnale d’allarme della tragedia. Calatisi di poi giù al paese di Collalto, sul far della sera iniziarono l’opera di terrore sparando e depredando molte famiglie, fino alle ore 23.

Giovedì 31 agosto, ore 8.
A quest’ora si da fuoco all’osteria di Donadel (detta di Boffot) sulla strada per Pieve di Soligo, così pure la galettiera Balbinot, poi si apre una spaventosa sparatoria contro le case di Pieve di Soligo e sulla via per Soligo e Solighetto. Alle ore 18 Pieve di Soligo (sopra la traversale) era tutta in fiamme perché innumerevoli case, compreso il Collegio Vescovile, ardevano come torcie nella notte. Da questo sito, si vedeva un sinistro e spaventoso bagliore di fuoco anche sulla strada per Soligo e per quella di Solighetto.

Venerdì 1° settembre, ore 11. Soligo è un immenso vulcano ardente, così Monchera (borgata ad est di Farra); Pieve di Soligo e Solighetto ardono ancora come molte stalle in collina, qualche casa brucia anche a Col San Martino, comprese le scuole comunali. E’ una visione terrificante anche dopo calata la notte pensando a tanta infamia di distruzione ai danni di quelle inermi popolazioni.

Sabato 2 settembre, ore 11. Da Solighetto per Pedeguarda, Premaor, Farrò e su fino a Follina, tutta la Vallata è un generale incendio. Ore 15. Impossibile vedere perché il fumo tutto nasconde, sembra di vedere una grande bolgia infernale; molte stalle e baite su per i monti ardono, così i prati secchi dalla siccità. Ore 20. Guia e, forse le borgate limitrofe, è un gran falò. Seduto quassù mentre spunta la luna piena di agosto, di questo tragico agosto, osservo che una spessa coltre di fumo biancastro sommerge tutta la Vallata da Cison a Valdobbiadene e, un tenue velo si stende giù sulla piana della Sernaglia come per celare la visione di un grande scenario di dolore e di strazio.

Domenica 3 settembre, ore 10-11. Nella zona di Revine Lago è fuoco e fumo in grande e, in direzione di Miane si sente continui spari. Ore 15. Sembra si avvicini la fine di questo tristissimo e mai abbastanza deplorato spettacolo, perché il fumo va lentamente diradandosi. Io, seduto quassù con due signori miei amici, osserviamo ancora qua e là qualche colonna di fumo, poi scendiamo meditando a Susegana.

Lunedì 4 settembre. Si vede ancora molti fuochi sulle pendici meridionali del Col Visentin, (sopra Vittorio) fra il Passo San Boldo e Vittorio Veneto.

Martedì 5 settembre. Si vede qualche fuoco sul crinale di Col Visentin a nord- est di San Boldo.

Mercoledì 6 settembre. Dopo aver pernottato a Collalto di Susegana questi novelli Attila scendono giù per il Colle della Tombola, donde erano venuti, asportando tutti gli animali dalle stalle sul loro passaggio, lasciando solo lacrime e strazio fra queste inermi popolazioni.

Dal Perusai di Susegana, 8 Settembre 1944.
Matteo De Faveri

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