Susegana, all’Electrolux niente Festa della Donna, otto ore di sciopero per protestare contro la violenza

Per loro non sarà una festa anzi. Le donne di Non una di meno lo dicono chiaramente: “Non c’è nulla da festeggiare”. Quindi le donne scioperano, quelle delle fabbriche e non solo. Come sottolinea Eliana Como (nella foto) femminista, dirigente nazionale Fiom e Cgil che ha tenuto le assemblee sull’8 marzo in Electrolux tra gli applausi delle donne ed operaie.

“Innanzitutto una precisazione – spiega -. L’8 marzo non è la “festa” della donna. Si sciopera proprio per rivendicare che le donne non hanno niente da festeggiare. Per tanti anni, l’8 marzo è stata la giornata di cioccolatini e mimose. Agli uomini di tutto il mondo diciamo di lasciare le mimose sugli alberi. L’8 marzo, dal 2017 è una giornata di lotta, in centinaia di paesi nel mondo. È lo sciopero tradizionale dal lavoro retribuito, ma anche quello svolto gratuitamente dentro casa, che la società dà per scontato che dobbiamo fare noi”.

In Electrolux a Susegana, ma in altre molte fabbriche come all’Irca di Vittorio Veneto e proclamato anche dai sindacati di base sarà giornata da 8 ore di sciopero: “Stanche di essere stanche contro la violenza e la discriminazione di genere“. E’ dal 2017 che la festa è trasformata in sciopero.

Ed è uno sciopero che ha come tema principale la violenza maschile. Nel 2020 sono stati 73 i femminicidi in Italia, più di una a settimana. Donne uccise da un uomo proprio perché donne, come dice Eliana Como. Nelle prime settimane del 2021, sono già un 13. L’assassino nella stragrande maggioranza dei casi, non è uno sconosciuto, ma “ha le chiavi di casa”: il marito, il compagno, l’ex fidanzato.

Femminicidi e stupri sono però soltanto la punta drammatica di un iceberg, sotto il quale ciò che va messo in discussione è un intero sistema che riguarda cultura, linguaggio, società, politica e soprattutto, dal mio punto di vista di sindacalista, il lavoro. – dice la Como -. A partire dai salari (in media una donna in Italia guadagna il 20% in meno di un uomo), dalla disoccupazione o inattività delle donne, soprattutto nelle regioni del Sud, peraltro resa più drammatica dalla perdita di posti di lavoro femminili nel 2020. Perché esistono ancora, impropriamente, “lavori da donna”, quelli meno qualificati, meno pagati e più precari. Peraltro, quelli legati ai servizi e al lavoro di cura, di cui tutti nel 2020 avremmo invece dovuto capire quanto siano essenziali”.

(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook Skatenati).
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