Susegana, Electrolux, questionari in fabbrica: gli operai faticano ad accettare i nuovi turni 6x6x3, troppo stressanti

Nella prospettiva di una maggiore automatizzazione della fabbrica nel 2022, di cui è stata firmata una ipotesi di accordo valida dal 2021, la multinazionale Electrolux, nello stabilimento di Susegana, sta ipotizzando una diversa distribuzione dell’orario di lavoro per le linee di produzione: l’attuale 8X2 – otto ore di lavoro su due turni per 5 giorni a settimana – verrebbe sostituito dal 6X6X3 – 6 ore di lavoro su 3 turni per 6 giorni lavorativi, e non su tutte le linee.

Di fronte a questa richiesta dell’azienda, oggetto della trattativa, le rappresentanze sindacali di fabbrica hanno commissionato una analisi per indagare la percezione che i diretti protagonisti – gli operai nelle diverse mansioni – hanno dell’impatto del cambiamento.  E sarà discusso nelle assemblee del 2 luglio prossimo.

Per questo è stato elaborato e somministrato un questionario, circa 450 distribuiti e 270 restituiti.  “Ad osservare le tabelle – spiega Augustin Breda (nella foto), delle Rsu Fiom Cgil – risulta immediatamente evidente la differenza tra la media di soddisfazione dell’orario attuale e quella dell’orario futuro: 4,7 contro 2,5 (scala da 1 a 7). Approfondendo la lettura, i dati ci dicono anche altro: ad avvertire la maggiore problematicità sono le donne, operaie di linea, con età compresa tra 45 e 55 anni, con condizioni di salute precarie, con anzianità aziendale oltre i 20 anni e un’attuale gestione dell’orario su due turni. Più tolleranti, invece, verso il nuovo orario sono i team leader, coloro che sono in buona salute, chi ha meno di 45 anni”.

Comunque l’analisi dei dati numerici e delle risposte fornite nei questionari raccontano di un timore per il mutare delle condizioni di lavoro che non può essere interpretato soltanto come la naturale resistenza al cambiamento.

La fotografia che emerge – analizza Breda – è quella di lavoratrici/lavoratori che hanno faticosamente raggiunto un equilibrio tra vita familiare, personale e lavoro e che avvertono la difficoltà di doverla riorganizzare proprio in quella fascia di età – tra i 45 e i 55 – nella quale, ai tradizionali impegni quotidiani,potrebbe sommarsi la necessità di accudire genitori ormai anziani e/o figli di figli a loro volta impegnati in attività lavorative talvolta precarie”.

Sull’orario, il cuore del questionario una maggioranza molto consistente non vorrebbe venisse introdotto l’orario 6X6X3 (ben conosciuto ai lavoratori) per l’orario notturno, il sabato lavorativo e una serie di altre motivazioni: è un elemento di preoccupazione in uno stabilimento dove l’età media è elevata, l’anzianità aziendale notevole e malattie professionali sono presenti in maniera consistente (su 270 questionari restituiti solo 90 , quindi il 30% , riportano la scelta di condizione di salute buona, mentre il restante dichiara limitazioni, malattie precarietà e in piccola parte non risponde).

Comprensibile quindi – dice Breda -, il timore per il futuro in cui si intrecciano il suggerimento di assumere persone giovani anche solo per il turno di notte, la confessione di temere di non farcela più, l’assoluto bisogno del sabato libero, la paura di non riuscire a mantenere la lucidità durante i turni notturni. Non emerge, dalle risposte, una soluzione univoca. D’altra parte non spetta agli operai trovarla ma facilitare la discussione fornendo ulteriori elementi di conoscenza sarebbe già aver raggiunto un obiettivo soddisfacente”.

(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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