In molti potranno pensare che produrre esclusivamente vino rosso, in un territorio divenuto famoso a livello mondiale per il Prosecco, risulti essere un azzardo. A Maso di Villa hanno deciso di accettare la sfida della monocultura e il risultato è un vino rosso molto apprezzato prodotto in un luogo incantato e unico nel suo genere.
Il primo impatto quando si arriva in questo luogo, che si erge tra le colline di Collalto, è quello di essere arrivati in un Relais di Campagna d’altri tempi.
L’intera gestione di Maso di Villa e la produzione del loro vino è affidata alla famiglia Lucchetta che negli anni si è impegnata nel restaurare questo vecchio casolare dell’Ottocento, adeguandolo agli standard di sicurezza richiesti per ospitare i turisti da tutto il mondo, ma mantenendo però alcune caratteristiche storiche: il pergolo è formato, come vuole la tradizione contadina, da filari di uva fragola e rose, gli interruttori sono rigorosamente in ceramica, le pietre a vista o ricoperte da una rigogliosa edera e l’arredamento interno richiama quello presente nelle case di un tempo.
“La nostra avventura in questo casolare – spiega Chiara – è iniziata circa 20 anni fa, quando i miei genitori durante una passeggiata si sono imbattuti in un vecchio casolare abbandonato da molti anni, innamorandosene”.
Per Beppe e Loretta, genitori di Chiara, arrivare in questo luogo è stato un vero e proprio colpo di fulmine: da lì la decisione di acquistarlo e di dare vita a un posto unico e incantato. A detta di Chiara Maso di Villa non è solamente un Relais e una cantina, ma un vero e proprio richiamo al passato e alle tradizioni: “Abbiamo deciso di dare spazio alla natura – spiega la titolare – creando così un roseto, un orto biologico e piantando un piccolo vigneto (circa 15mila piante) che produce esclusivamente uva rossa”.
La produzione del loro vino di punta, Nasi Rossi, è molto particolare e necessità di un impegno maggiore proprio nel vigneto rispetto a quello impiegato in cantina: è lo stesso Beppe, appassionato proprio di vini rossi, a prendersi cura del loro ettaro di vigneti, effettuando una selezione accurata della qualità di uva che nasce dalle loro piante.
Nasi Rossi è un prodotto di nicchia e sono solo 5mila le bottiglie prodotte annualmente e, prima di essere vendute, devono trascorrere dieci anni: 2 in barrique di rovere nuove e altri otto di affinamento in bottiglia.
“Sono in molti – continua Chiara – a domandarci quali sono state le influenze che hanno dato vita a questo luogo. Sono convinta che sia questo stesso posto a darci lo spunto per creare un luogo così. Nonostante molti ci vedano influenze francesi o inglesi, il nostro intento era quello di ristrutturare questa vecchia casa colonica mantenendola il più coerente possibile con il suo passato. È stata questa la nostra ispirazione”.
Così come il vino prodotto anche l’etichetta delle loro bottiglie è molto particolare: “Una sera mio padre era a cena con sei amici tutti esperti di vino – conclude Chiara – e così ha deciso di raffigurarli seduti a tavola mentre bevevano del vino, disegnandoli tutti con il naso rosso. Quando abbiamo dovuto scegliere il nome per il nostro prodotto non abbiamo avuto scelta, Nasi Rossi nasce da questo“.
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