Anche Tarzo nella molecola smart contro i tumori, il sindaco: Valentina Gandin orgoglio della comunità

E’ originaria di Tarzo, di Nogarolo per la precisione, ed il suo nome sta facendo il giro del mondo. Si chiama Valentina Gandin (nella foto)  e fa parte del team di ricerca che ha scoperto una molecola a base di rame risultata estremamente efficace e selettiva verso alcuni tumori solidi.

Frutto di un’intensa ricerca multidisciplinare durata oltre dieci anni – che oltre alla ricercatrice tarzese e Cristina Marzano, entrambe del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Padova, ha coinvolto anche Marina Porchia e Francesco Tisato dell’Icmate Cnr di Padova e Carlo Santini e Maura Pellei della Scuola di Scienze e Tecnologie, sezione di Chimica, dell’Università degli Studi di Camerino – la nuova molecola si configura come una valida alternativa ai farmaci antitumorali a base di platino attualmente in uso clinico.

Essendo il rame un metallo endogeno, questo composto possiede tutte le caratteristiche per essere meglio tollerato dall’organismo umano – spiega Valentina Gandin – Si tratta infatti di una molecola ‘smart’, che agisce come una sorta di cavallo di Troia, in grado di veicolare il metallo in maniera selettiva in sede tumorale. Una volta internalizzata, la nuova molecola è in grado di generare una complessa cascata di segnali che porta alla distruzione delle cellule tumorali, comprese quelle refrattarie alla classica chemioterapia”.

Tra i primi a congratularsi con Valentina, il sindaco di Tarzo, Vincenzo Sacchet, che giovedì scorso l’ha ricevuta nel suo ufficio in municipio per portarle i complimenti di tutta la comunità e aprire in futuro a nuove collaborazioni, magari riunendo a Tarzo i maggiori esperti del campo.

“Non è da tutti i giorni vantare in paese un ricercatrice di livello internazionale, penso sia un caso raro e rappresenta motivo di orgoglio per me e per tutti i cittadini – commenta Sacchet – Quando ho appreso della sua scoperta, qualche mese fa, mi sono subito messo in contatto con lei. E’ spesso in giro per il mondo, ospite di numerose conferenze, e nel suo ambito di ricerca sta raggiungendo la vetta”.

La prospettiva di un ampio programma di sviluppo clinico proposto da Sapir, la società americana che ha preso in licenza il brevetto, rappresenta un importante traguardo per la ricerca condotta dagli studiosi di Unipd e Unicam e apre nuovi scenari verso lo sviluppo di farmaci antitumorali più selettivi ed efficaci. Il brevetto è stato gestito da Unismart, la società dell’Università di Padova nata con l’obiettivo di valorizzare le competenze e le conoscenze presenti all’interno dei suoi 32 dipartimenti, a partire dalla commercializzazione dei numerosi brevetti che compongono il portafoglio Ip dell’ateneo.

A circa un anno e mezzo dalla nascita, il brevetto in questione è il terzo caso di valorizzazione Ip completato con successo dalla società in-house, che ha anche annunciato ufficialmente di aver chiuso il primo bilancio trimestrale del 2018 in positivo, in linea con gli ambiziosi obiettivi delineati nel business plan di quest’anno, che vede Unismart raggiungere il break-even e generare utile per l’Università.

Si tratta dell’ennesima riprova dell’eccellenza scientifica del lavoro svolto dai ricercatori della nostra Università e del funzionamento del modello di trasferimento tecnologico messo in campo a Padova con Unismart – commenta il successo il direttore di Unismart, Stefano Carosio – Un doveroso ringraziamento va all’Ufficio Valorizzazione della Ricerca dell’Università, che ha visto il dottor Berti e l’avvocato Borrelli impegnati in prima linea nel supportare Unismart nel corso delle trattative con Sapir, ed all’Università di Camerino, co-titolare del brevetto licenziato, frutto di una ricerca congiunta tra i due atenei, che non ha esitato a dare piena fiducia ad Unismart per la conduzione della negoziazione”.

“Anche in questo caso – commenta Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Padova – i termini della licenza esclusiva prevedono un importante pagamento iniziale nei confronti dell’Università e successivi milestone payment che verranno erogati all’eventuale completamento delle varie fasi di test clinici. Se un giorno l’invenzione arriverà sul mercato, diventando quindi un prodotto farmaceutico, l’Università avrà diritto ad una percentuale del fatturato delle vendite, sotto forma di royalties”.

(Fonte: Mattia Vettoretti © Qdpnews.it).
(Foto: www.unipd.it).
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