“Flavescenza dorata: la sfida continua”: è emblematico il titolo scelto per il convegno tenutosi ieri sera, all’auditorium di Banca Prealpi SanBiagio a Tarzo.
Titolo che racchiude un messaggio: la situazione in fatto di flavescenza dorata è migliorata ma non bisogna abbassare la guardia. Un monito giunto da più parti.
Un convegno quindi per riflettere sui risultati raggiunti e, allo stesso tempo, per capire come procedere per il futuro.
Un incontro tenutosi di fronte a una platea di viticoltori, per fare un bilancio di un percorso portato avanti nel tempo.
Non è il primo incontro fatto in questi anni (un ciclo promosso dalla banca citata, l’associazione Città del Vino e il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg), ma è stato un nuovo tassello di un percorso di confronto su questa tematica.
“Nel momento della comparsa della patologia, abbiamo annullato tutte le nostre conoscenze e portato avanti da subito una collaborazione con le università e i viticoltori – la premessa di Diego Tomasi, direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – La comunità si è allargata, con una rete di aziende che hanno finanziato la ricerca per affrontare la problematica”.
“Non bisogna però abbassare l’attenzione, perché il fitoplasma potrebbe modificarsi“, il suo monito.
La serata ha visto i saluti introduttivi da parte di Flavio Salvador (vicepresidente di Banca Prealpi SanBiagio): “Lavorare insieme consente di andare distante, la collaborazione è importante – la sua premessa – La valorizzazione del territorio ha portato benessere: la battaglia condotta dai viticoltori è importante per tutto il territorio“.
Si sono poi susseguiti i saluti istituzionali di Ivo Nardi e di Vincenzo Sacchet per il Comune di Tarzo, il quale ha ricordato che il “territorio è una cartolina da preservare”.
Lucio Dalla Bianca (direttore del settore fitosanitario della Regione Veneto) ha ribadito quanto la sfida contro la flavescenza dorata sia ancora aperta, dopo l’esplosione della patologia nel periodo 2020-2021.
Dalla Bianca ha ricordato l’obbligo dei trattamenti promosso dalla Regione e della rimozione delle piante malate, mentre ora il focus si concentra sulle viti abbandonate lungo le strade a larga percorrenza, “per eliminare casi di infezione”.
“La provincia di Treviso l’ha fatta da padrona in fatto di infezioni, ma è stata la prima a capire la gravità della situazione e a intervenire”, ha aggiunto.
Francesco Boscheratto (referente dell’Ufficio tecnico del Consorzo di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg) ha spiegato come il monitoraggio abbia riguardato sia le forme giovanili che quelle adulte.
Lavoro che ha fatto sì che, dopo un anno di strategia di difesa, “i risultati si siano visti”.
“Nel 2022 le mappature sono state fatte con l’utilizzo del drone, per condurre questo intervento in maniera rapida – ha aggiunto – Un intervento di circa due mesi, per un totale di 634 ettari sorvolati: il risultato è una mappatura precisa”.
“Abbiamo inoltre attivato un servizio di consulenza (poi un numero verde), al quale sono giunte oltre 60 chiamate di aiuto in Consorzio nel 2022”, ha precisato.
Carlo Duso, docente dell’Università degli Studi di Padova, ha riferito che nel 2021 lo scafoideo, allo stadio giovanile, solo nel territorio di San Pietro di Feletto ha interessato l’89% dei vigneti.
“Inizialmente la lotta chimica non è risultata soddisfacente e parecchie cose non funzionavano. Tra il 2021 e il 2022 c’è stata una diminuzione dello scafoideo, ma non della flavescenza (c’erano nuove piante sintomatiche) – ha affermato, spiegando come nel tempo le cose siano fortunatamente cambiate – Nel 2023 c’è stato un aumento dei vigneti senza forme giovanili della flavescenza, come è diminuita l’incidenza dei vigneti altamente infestanti”.
“Tra il 2022 e il 2023 a San Pietro di Feletto la flavescenza è scesa del 64% – ha proseguito – Questo è il risultato che volevamo, ma non è stato facile raggiungerlo. Il territorio è entrato in una situazione di controllo e c’è da aspettarsi la regressione della malattia. Un ruolo importante l’ha avuta l’accuratezza con cui i viticoltori hanno eseguito i trattamenti”.
“Il bosco non ha responsabilità in queste zone – ha concluso – Riteniamo importante continuare il monitoraggio, con l’estirpo delle piante sintomatiche. I cambiamenti nella lotta chimica hanno ridotto la densità e l’incidenza della flavescenza dorata”.
Da parte sua Yuri Zambon (direttore del VCR – Vivai cooperativi Rauscedo) ha raccontato quello che è stato l’impegno da parte del mondo dei vivaisti, di fronte a “una malattia da quarantena, come confermato a livello europeo”, che porta ogni anno al controllo di 1.200 ettari di vivaio.
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