C’è ancora attesa per i funerali di Giancarlo Gaio e Cesira Bianchet, i due coniugi di Colmaggiore di Sopra (nel Comune di Tarzo) al centro di un caso di omicidio – suicidio, che ha scosso l’intera comunità locale. Oggi lunedì la Procura di Treviso dovrebbe conferire all’anatomopatologo Alberto Furlanetto l’incarico per l’autopsia sui corpi dei due anziani, da eseguire probabilmente domani.
Al momento non è noto quando e dove saranno celebrati i funerali dei due coniugi e nemmeno le modalità (se in forma congiunta o meno). A confermare la necessità di attendere è il parroco di Tarzo, Corbanese e Arfanta don Francesco Cerruti, che ha già avuto modo di incontrare il genero della coppia, il quale ha ritrovato i coniugi senza vita in casa loro, anche se già da prima della tragedia era abitudine per l’uomo scambiare qualche parola con il sacerdote.
“Dobbiamo tornare a far pensare la gente: non abbiamo più tempo per nulla – la premessa fatta da don Francesco -. In questo tempo storico dobbiamo chiederci che cosa ci manca, cosa possiamo fare e come possiamo essere responsabili l’uno dell’altro”.
“Viviamo in un’epoca in cui siamo abituati a trovare delle risposte pronte sul web, ma questo ci porta a non farci più domande a nessun livello della vita – ha continuato -. Sta saltando l’idea di sentirsi figli di Dio: il mio pensiero, da pastore di campagna, è che sia necessario recuperare una dimensione personale, con almeno una preghiera al giorno. Non stiamo più abitando il nostro mondo interiore, e lo vedo soprattutto nel mondo giovanile”.
“Prima eravamo abituati alla Messa domenicale perché ci portavano i genitori, ma finita quella fase non si va più – ha osservato -. Ovviamente non ho una risposta a tutto e non intendo dire che la gente deve tornare a Messa per salvare le persone, ma per poter rimanere in piedi e affrontare la vita e le delusioni. Magari così ti viene voglia di incontrare il parroco e fare una parola”.
In questo periodo particolare, durante il quale si sono svolte anche le cresime, don Francesco ha spiegato di non aver voluto “spingere su omelie moraleggianti”, ma di aver comunque ricordato situazioni drammatiche come quella avvenuta a Colmaggiore di Sopra. “Non vedo moltissime possibilità oltre a quello di ritrovare una dimensione interiore – ha aggiunto -. Penso poi che debba anche essere rivalutata la figura del sacerdote, che deve essere visto come una figura a cui rivolgersi“.
“Credo che tante domande lasciate abbandonate per anni si stiano concatenando tra loro e ora stanno bussando alle nostre porte – ha concluso -. Il mio sogno di pastore di campagna sarebbe quello di avere la fila di gente fuori dalla canonica, che mi fa domande sulle grandi questioni della vita. Credo si debba ricominciare a sognare e a pensare in grande, a porci domande e ad accettare di non avere risposte immediate ‘da Google’, come fa tanta gente che ci circonda”.
(Autore: Arianna Ceschin)
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