Grande partecipazione all’appuntamento di martedì 27 febbraio con la rassegna “Martedì in Villa” in Villa Onigo a Trevignano.
Il protagonista della serata è stato lo storico Federico Moro che ha parlato della “Battaglia di Cornuda“, approfondita nel suo libro “Risorgimento Veneto (1848-1849)”.
Presenti il sindaco Franco Bonesso, il vicesindaco con delega alla cultura Maria Giovanna Favero e il consigliere comunale di Cornuda Maurizio Lamonato.
Moro è uno storico, scrittore e drammaturgo veneto che intervalla ricerca e scrittura saggistica, narrativa, poetica e teatrale.
È membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica, della Società Italiana di Storia Militare, dell’Ateneo Veneto e di Ma.R.Ve.
La battaglia di Cornuda dell’8 e del 9 maggio 1848, avvenuta durante la Prima guerra d’indipendenza, oppose una legione dell’esercito pontificio rinforzata da numerosi volontari, agli ordini del generale Ferrari, e l’esercito austriaco, guidato dal generale Nugent.
Questo combattimento può essere considerato il primo conflitto nel quale si è combattuto in nome dell’Italia, poiché il contingente italiano fu costituito esclusivamente da patrioti che si arruolarono come volontari e soldati regolari che si posero al di fuori dell’esercito pontificio, decidendo di non obbedire all’ordine papale di disimpegnarsi dal conflitto e rientrare nelle province pontificie.
I primi scontri avvennero a Pederobba e Onigo, ma i tentativi di fermare l’avanzata austriaca furono vani.
Nel tardo pomeriggio dell’8 maggio gli schieramenti si attestarono sulle rive del torrente Nasson dove gli italiani, al comando del generale Ferrari, furono raggiunti dal grosso dell’esercito pontificio.
Verso le ore 19 gli austriaci riuscirono a passare dall’altra parte del fiume e a impadronirsi di due colline, ma furono presto ricacciati.
La battaglia riprese la mattina seguente e fin da subito gli italiani si trovarono in difficoltà e dovettero indietreggiare di 500 metri.
Nel frattempo, il generale Durando avvertì Ferrari che le sue truppe erano in marcia e sarebbero giunte in aiuto il prima possibile.
Durante l’attesa Ferrari decise di inviare una carica di 50 dragoni; 40 di loro furono sacrificati, ma gli austriaci attesero le ore 15 per riprendere gli scontri.
Verso le ore 18 Durando non era ancora arrivato e Ferrari decise di ripiegare verso Treviso: gli austriaci diedero il tempo ai nemici di ritirarsi e occuparono Cornuda.
“Se la battaglia di Cornuda fosse stata combattuta veramente – ha detto Moro – forse il futuro dell’Italia sarebbe stato diverso”.
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