Memoria e Resistenza: Trevignano ricorda i martiri di Zapparè e gli ostaggi di via Cornarotta

In occasione delle celebrazioni per l’80° anniversario della Liberazione (1945-2025), l’appuntamento culturale trevignanese de “I Martedì in Villa” ha dedicato il suo incontro settimanale alla memoria e alla riflessione su due pagine significative, quanto dolorose, della storia della Resistenza nella provincia di Treviso: quella dei dieci martiri di Zapparè e quella degli ostaggi di via Cornarotta, a Falzè.

In una Villa Onigo gremita al punto da richiedere l’apertura del piano superiore per accogliere i numerosi partecipanti, il sindaco Franco Bonesso ha aperto l’evento con un saluto istituzionale. Il primo cittadino ha sottolineato come, nonostante siano passati ottant’anni, i fatti accaduti abbiano segnato profondamente il territorio e continuino a lasciare aperti interrogativi. “Siamo qui per ascoltare ancora una volta questa storia, ne abbiamo bisogno. Non ci sono stati solo dieci morti, ma famiglie a cui è cambiata l’esistenza per sempre. È importante sviluppare una coscienza critica per non ripetere gli errori del passato”.

Il professor Lucio De Bortoli, in apertura, ha delineato il contesto storico generale, concentrandosi sulla cosiddetta fase della “pianurizzazione”. Questo fenomeno, successivo ai rastrellamenti del Grappa, vide molti partigiani in fuga dalle montagne trovare rifugio nelle pianure, formando nuove brigate. La pedemontana, tuttavia, si trovava sotto il severo controllo della Guardia Nazionale Repubblicana, delle Brigate Nere e delle truppe tedesche. Con l’avanzata degli Alleati, la crescente percezione di una sconfitta imminente dell’Asse intensificò sia le azioni partigiane che i rastrellamenti e le rappresaglie nazifasciste.
Il professore ha poi evidenziato un aspetto spesso trascurato dalla storiografia: il ruolo dei mediatori. Queste figure, in molti casi sacerdoti o cappellani, riuscirono talvolta a instaurare canali di dialogo con le autorità tedesche e repubblichine, tentando di proteggere la popolazione civile.

L’approfondimento sulla strage di Zapparè è stato curato da Tiziano Sovernigo, tra gli autori del libro I dieci martiri di Zapparè. 22 marzo 1945. Il relatore ha rievocato i tragici eventi che portarono all’eccidio del 22 marzo 1945, quando, prima dell’alba, dieci contadini innocenti furono condotti nel campo sportivo di Montebelluna e fucilati dalle SS.

Questa spietata rappresaglia, scatenata da un atto di delazione, voleva punire le famiglie che avevano dato ospitalità ad alcuni partigiani in transito nella zona. Oltre alle vittime, anche le loro famiglie subirono una condanna all’eterna sofferenza, vedendo le loro vite distrutte.
Al termine del conflitto, i tribunali incaricati di indagare sulla strage condannarono alla fucilazione Angelo Aggio, Narciso Rossi e Tarquinio Gobbetti. Tuttavia, solo Narciso Rossi venne effettivamente giustiziato il 15 aprile 1946. Gli altri due ottennero la riduzione della pena e furono scarcerati nell’ottobre del 1948 grazie all’amnistia Togliatti.

A stemperare il clima di dolore, la serata ha poi dato spazio al racconto di una vicenda a lieto fine, narrata da Angelo Ceron. La sua ricerca ha preso spunto da un capitello situato in via Cornarotta, a Falzè, un monumento che da bambino aveva spesso osservato senza conoscerne il significato.

Il piccolo edificio, eretto nel 1946, non aveva soltanto una valenza religiosa, ma commemorava infatti un evento di grande importanza per le comunità di Falzè e Trevignano. Il 30 aprile 1945, durante la ritirata, i soldati tedeschi catturarono 36 cittadini, minacciando di giustiziarli se non fossero stati restituiti due militari tedeschi prigionieri dei partigiani. Dopo cinque ore di terrore, il massacro venne evitato grazie all’intervento eroico del parroco di Trevignano, don Floriano Mazzarolo, che si offrì di morire per primo pur di salvare gli ostaggi. Il suo coraggioso gesto scosse emotivamente i soldati tedeschi, che decisero di liberarli tutti.

L’incontro ha offerto un’occasione preziosa per riflettere sull’importanza della memoria storica e della coscienza collettiva. La Resistenza non è solo un capitolo del passato, ma un’eredità da custodire e trasmettere alle nuove generazioni. La tragedia dei martiri di Zapparè e il coraggio dimostrato da don Floriano nella vicenda degli ostaggi di via Cornarotta ci ricordano che la libertà, la giustizia e la dignità umana sono valori da difendere con consapevolezza e responsabilità.

A distanza di ottant’anni, queste storie restano vive nella memoria collettiva, ammonendoci affinché simili orrori non si ripetano mai più.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts