Come ogni primo gennaio che si rispetti anche questo del 2019 si apre con tante speranze ed incertezze. In molti si augurano in un anno migliore del precedente, altri realisticamente sperano soltanto non sia peggiore dei 365 giorni che lo hanno preceduto.
Il primo gennaio 1919 per l’Italia in generale è per la Sinistra Piave in particolare fu un capodanno unico. La Grande Guerra era da poco terminata con i trattati e gli armistizi di fine 1918. I reduci dal fronte e i profughi rientravano nella Sinistra Piave devastata. Paesi distrutti, la terra cruda rimaneva sconvolta, da rigovernare alla coltivazione e da bonificare dalle bombe per poter dare di che cibarsi alle popolazioni.
Gli animali erano scomparsi, come i terrapieni di contenimento dei fiumi e le infrastrutture viarie. La lucidità imposta dalle macerie lasciava poco spazio alla speranza. La prima reazione fu dettata proprio dalle urgenze del momento. Si decise così di ripartire dal ripristino degli argini dei fiumi.
Il comando del Genio militare, sfruttando manodopera a bassissimo costo, era l’unica azienda provvista di materiali e mezzi adatti alle opere. Così con l’impiego degli uomini abili alla leva che non avevano ancora completato il biennio obbligatorio (tra i quali i ragazzi del ’99), ma anche di civili e di prigionieri di guerra dislocati in accampamenti militari vicino agli argini, si procedette con le opere di bonifica e ripristino.
Dal Piave (nella foto) al Tagliamento passando per il Meschio, in soli cinque mesi dal novembre 1918 all’aprile 1919, gli interventi di ripristino furono completati regalando ponti argini ed infrastrutture che sono giunte fino ai nostri giorni.
Oggi primo gennaio 2019, tra un brindisi e un piatto benaugurante di lenticchie, un pensiero per i nostri avi è d’obbligo,per quel capodanno del 1919 pieno di speranze e di voglia di vivere.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: Österreichische Nationalbibliothek).
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