Abbazia di Santa Bona, da un passato secolare e glorioso alla nuova vita

L’Abbazia di Santa Bona

Le origini dell’Abbazia sono strettamente legate alle reliquie di Santa Bona, al secolo Cornamunda.

Vergine egiziana la cui biografia è avvolta nel mistero, Cornamunda a dodici anni si rifugia in convento per sfuggire al matrimonio che i genitori vorrebbero imporle. Divenuta monaca con il nome di Bona dedica la propria vita a Cristo. Dinanzi alla morte di una consorella esprime il desiderio di seguirla e dopo tre giorni spira emanando un profumo soave. 

Le reliquie di Santa Bona giungono in una chiesetta di Vidor nel 1101 grazie a Giovanni Gravone, reduce da una crociata in Terrasanta. Cinque anni dopo, l’8 agosto del 1106, il crociato dona la cappella e le reliquie all’abbazia di Pomposa. In cambio invoca l’edificazione, a Vidor, di un monastero intitolato alla santa. Nel 1110 una comunità benedettina olivetana si insedia nell’abbazia di Santa Bona di Vidor.

All’iniziale prosperità segue un inarrestabile declino culminato con la soppressione della comunità religiosa, decretata nel 1773 per volere della Serenissima.

Pesantemente danneggiata durante la Grande Guerra sebbene adibita a ospedale militare, l’abbazia viene restaurata a partire dagli anni venti.

Oggi, dopo complessi interventi architettonici, l’abbazia è tornata a nuova vita. Il campanile, completamente ricostruito, poggia su un basamento originale; dei secoli passati restano l’impianto romanico e alcuni dettagli tardo gotici che racchiudono preziosi tesori sfuggiti alla distruzione e all’incuria: fra tutti, l’affresco duecentesco dedicato a San Cristoforo o la Madonna con Bambino di epoca quattrocentesca attribuita a Dario da Treviso testimoniano il secolare e glorioso passato di Santa Bona.

(Autore: Marcello Marzani)
(Foto e video: Qdpnews.it)
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