Riceviamo dal Centro di recupero della fauna selvatica della provincia di Treviso questo breve vademecum su come comportarsi quando ci s’imbatte in cuccioli di animali selvatici e pubblichiamo.
Parte la campagna “aiutaci ma non toccarci”. In questi giorni è molto facile imbattersi in animali selvatici giovani e bisognosi di cure, ma pratiche errate di soccorso possono determinare errori fatali che compromettono un ritorno in natura dell’animale.
Accade che, in buona fede, vengano portati al Centro recupero fauna selvatica esemplari di cuccioli sani, trovati in mezzo l’erba tra versanti pedemontani, i quali non possono più essere reintrodotti in quanto contaminati dall’odore dell’uomo e quindi costretti ad un futuro in cattività.
I giovani mammiferi come caprioli, lepri o ricci vengono partoriti in mezzo all’erba alta, ma non sono stati abbandonati: la mamma è sicuramente nei dintorni e solo lei sa come trattare il proprio piccolo. Sentendo sul corpo il tuo odore, lo abbandonerà. È di vitale importanza evitare qualsiasi contatto con l’uomo.
I piccoli uccelli che escono precocemente dal nido o che cadono accidentalmente, vanno raccolti solo quando siano in immediato pericolo di vita: soggetti privi di piume, feriti, in cattivo stato di salute, incapaci di reggersi sulle zampe o di specie nidicole (ad esempio i rondoni) vanno raccolti e portati al Centro di recupero fauna selvatica.
Soggetti in situazioni di pericolo (per la presenza di gatti o strade nelle vicinanze), o di specie nidifughe (ad esempio i merli) vanno semplicemente spostati in un nascondiglio sicuro (siepe fino a 50 m).
In ogni caso dubbio e per ulteriori informazioni si consiglia di contattare rapidamente il Centro di recupero fauna selvatica, chiamando il 320 432 0671.
Prima di toccarmi, chiama il centro di recupero!
(Foto: Free Images).
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