Da Monastier arriva una bella storia legata a un amico di Papa Giovanni Paolo II che dopo 31 anni ha svelato dei racconti inediti sul Santo Padre.
Tutto quanto è partito da una testimonianza dell’amico Marcello Bedeschi nell’ambito della prima celebrazione eucaristica ufficiale a Monastier per il centenario della nascita del Santo Padre, durante la quale sono state diffuse anche le motivazioni degli 11 riconoscimenti della XVI edizione del Premio Giovanni Paolo II.
Il Premio Internazionale “Giovanni Paolo II” è promosso dall’associazione Aglaia, presieduta dal maestro Espedito De Marino, con il consulente generale al Premio e referente per il Triveneto Uff. Gianni Bordin e con il patrocinio dell’Unci (Unione Nazionale Cooperative Italiane) di Treviso e Udine e il Presidio Ospedaliero “Giovanni XXIII” e del Comune di Monastier.
Tra i premiati anche il dottor Roberto Rigoli, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia dell’Ulss Marca Trevigiana, che “ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca sui virus ed è impegnato nei laboratori di ricerca insieme ad altri colleghi che studiano le strategie per sconfiggerli”, il Prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, “per la sua azione incisiva nell’incarico di far restituire alla società i beni confiscati alla criminalità organizzata e che durante la pandemia si sta impegnando nel coordinare le attività di soccorso sanitario e sociale” e Giorgio Polegato “che ha contribuito al finanziamento di opere per i bambini bisognosi con umiltà e generosità e si è impegnato personalmente in una campagna contro il razzismo”.
Rispetto ai racconti inediti della vita di San Giovanni Paolo II, spiccano le sue incursioni nel reparto di oncologia pediatrica quando era ricoverato al policlinico Gemelli di Roma e le sciate in montagna quando veniva confuso con il “sosia del papa”.
Durante la celebrazione eucaristica, presieduta da Monsignor Edoardo Menichelli e concelebrata da Monsignor Luigi Dal Bello, Marcello Bedeschi, amico per più di 30 anni di papa Giovanni Paolo II, ha raccontato i momenti più belli e inediti dell’amicizia con il Santo Padre.
“Per 31 anni ho tenuto per me queste testimonianze che ora posso raccontare perché sono bellissime esperienze di vita ma soprattutto dell’amore che Giovanni Paolo II aveva per i giovani, per gli ammalati per le persone più fragili – ha raccontato Bedeschi – Ricordo ancora quando andavo a trovarlo mentre era ricoverato al policlinico Gemelli. Papa Wojtyla è stato ricoverato ben 9 volte per un totale di 300 giorni in ospedale. La sua stanza era vicina al reparto della pediatria oncologica e quando gli facevo visita molto spesso non era presente nella sua stanza e lo trovavamo invece tra i bambini del reparto oncologico”.
“Ho avuto modo di condividere con lui delle giornate in montagna – conclude – La sua discrezione era tale che si confondeva tra gli altri sciatori. Un giorno ci fermammo ad ammirare la natura, perché lui amava osservare ogni angolo del creato, che è un dono di Dio. Con noi si fermarono anche dei ragazzi. Il Santo Padre si tolse gli occhiali e fu proprio in quel momento che uno dei giovani sciatori, guardando stupito Giovanni Paolo II, disse che non immaginava potesse esistere un sosia del papa. In realtà la persona che aveva di fronte era proprio il papa ma in quel momento solo io e lui lo sapevamo”.
Questi racconti hanno messo ancora una volta in luce il profondo amore che papa Wojtyla aveva per i giovani per le persone più fragili e ammalate.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Premio Internazionale Giovanni Paolo II).
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