Anche i musulmani dell’Alta Marca Trevigiana stanno festeggiando l’Eid al Fitr, la seconda festa più importante del mondo islamico che celebra la fine del digiuno per il mese di Ramadan.
Per il secondo anno consecutivo, questa ricorrenza è vissuta con la preoccupazione per la pandemia, con un pensiero particolare per tutte le persone che stanno ancora soffrendo per gli effetti diretti e indiretti dell’emergenza Coronavirus.
Letteralmente Eid al Fitr significa “festa della rottura del digiuno” e corrisponde al primo giorno del mese di Shawwal che è fissato quando in cielo compare la luna nuova.
La festa della fine del digiuno inizia tradizionalmente all’alba del primo giorno del mese di Shawwal, con una particolare preghiera detta Salat al-Fajr.
Successivamente ci si organizza per dei pranzi da trascorrere il più delle volte in famiglia e, prima dell’emergenza sanitaria, dopo le funzioni religiose svolte sia in casa che nelle moschee, le persone andavano a trovare i parenti più cari.
Ora è tutto più complicato ma i fedeli musulmani trevigiani non rinunceranno a preparare un ricco pranzo, il primo che si può effettuare dopo un mese di digiuno praticato dall’alba al tramonto.
In molti Paesi islamici, soprattutto del Medio Oriente, viene servito il Maamoul, un dolce tradizionale della cucina araba composto da pasta frolla farcita di datteri, fichi o frutta secca, il più delle volte pistacchi o mandorle.
La preparazione del Maamoul in molte famiglie musulmane è una delle caratteristiche dei festeggiamenti dell’Eid al Fitr.
In queste ore sono arrivati gli auguri alla comunità musulmana trevigiana da parte di alcune amministrazioni comunali della Provincia di Treviso e dalle diocesi venete.
“L’anno scorso ci auguravamo che la festa di fine Ramadan aprisse alla fine dell’emergenza della pandemia – si legge in un messaggio di Monsignor Michele Tomasi, vescovo di Treviso, e di don Bruno Baratto, incaricato diocesano per le relazioni tra cristiani e musulmani – Abbiamo dovuto in quest’ultimo tempo accettare che servirà un lungo cammino per affrontare le conseguenze non solo per la salute fisica, ma anche per la salute della società, del lavoro, delle relazioni, per la salute della nostre comunità e della nostra vita quotidiana”.
“È un cammino che ci chiede di prenderci cura delle relazioni che viviamo – continua -, perché si tratta di un impegno grande, che non possiamo compiere da soli, né come singole persone né come singole comunità nazionali o religiose. Si tratta di mettere insieme il meglio che tutti e tutte possiamo fare, secondo quella grande indicazione del Corano: ‘Gareggiate nel bene’ (Sura II, 148)”.
Tra i messaggi dei sindaci dell’Alta Marca Trevigiana spicca quello di Gino Rugolo, sindaco di Cavaso del Tomba: “In occasione della festa di fine Ramadan ‘Eid al-Fitr’ rivolgo un saluto alla comunità di religione islamica che è parte integrante del nostro Comune. In questo difficile periodo storico, le religioni per i credenti, e la ragione per tutti, mi auguro possano essere uno strumento di incontro e di rispetto reciproco”.
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