A sei giorni dal ritrovamento del corpo di Anica Panfile si indaga per omicidio. La Procura di Treviso, infatti, dopo aver aperto un fascicolo per istigazione al suicidio ha cambiato l’ipotesi di reato in omicidio volontario.
Per ora nessuna persona è indagata ma dopo l’esito dell’autopsia – che ha rinvenuto numerose ferite da corpo contundente al capo – gli inquirenti stanno sentendo tutte le persone che conoscevano la giovane mamma 31enne di origini rumene, residente a Treviso.
Tra loro anche l’ex marito, il compagno (che aveva sporto denuncia per la scomparsa) e altre persone per cui la donna lavorava. Ad ora, come detto, nessuna persona è stata iscritta nel registro degli indagati.
Molti gli interrogativi su cui i Carabinieri del Comando provinciale di Treviso stanno cercando di fare luce. Pare non esserci nessuna traccia del cellulare della donna all’interno del quale potrebbero nascondersi indizi utili per risalire all’assassino.
Non è ancora chiaro neppure il luogo del delitto, alcuni testimoni pare abbiano riferito ai Carabinieri di aver visto la donna, che non avendo la macchina si spostava utilizzando i mezzi pubblici, camminare poco distante dal centro di Arcade.
Anche se il movente resta ancora da chiarire, quello che è certo è che secondo l’esame autoptico la donna, che era già morta prima di finire sul Piave, ha trascorso molto tempo in acqua, fino a domenica, quando un pescatore l’ha notata.
Nel frattempo, tra gli inquirenti si fa largo anche l’ipotesi che chi abbia ucciso Anica non fosse solo ma che abbia avuto dei complici, magari non nell’omicidio ma almeno per liberarsi del corpo della donna.
Ma come ha fatto il suo corpo a finire sul Piave? E soprattutto è stato gettato dal cavalcavia vicino al luogo dove è stato ritrovato e poi trascinato dalla corrente o qualcuno in macchina lo ha portato fino al greto? Sono solo alcune delle domande a cui gli inquirenti stanno cercando di dare risposta, per chiarire una vicenda che ad ora resta a tutti gli effetti ancora un giallo.
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